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  • Non chiamateli 'automatismi': il calcio europeo del Milan di Pioli

    Non chiamateli 'automatismi': il calcio europeo del Milan di Pioli

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    Dopo Milan-Porto c’è chi posa la tromba e chi mette la sordina. Adesso è dura parlare del Milan come una delle squadre più europee e evolute del campionato davanti a quel misero punticino in Champions. Io però continuerei a farlo: si suonano cose interessanti smorzando i toni. Anche in una serata complicatissima come quella di mercoledì, i rossoneri hanno mostrato princìpi coraggiosi. Ci hanno provato, cioè. La brillantezza di Roma infatti non si è vista, in parte per merito di avversari forti forti (l’anno scorso sottovalutatissimi dall’opinione pubblica italiana, quando l’obiettivo principale sembrava piuttosto ridicolizzare Pirlo), in parte per il turnover dei rossoneri orientato al derby di domenica. Ma tanto il Porto quanto la Roma difendevano col 4-4-2/4-4-1-1. Di conseguenza i rossoneri hanno tentato di manipolare lo schieramento avversario più o meno con gli stessi strumenti logici. Ecco perché nell’analizzare e presentare ‘i segreti’ dello sviluppo manovra del Milan è bene anticipare e ricordare al lettore che l’Inter opterà per una contrapposizione diversa (3-5-2), e dunque certi dispositivi tattici che abbiamo notato nelle ultime uscite Pioli potrebbe cambiarli, adattarli o addirittura sostituirli con qualcos’altro.  

    IL MILAN TRA MOU E CONCEICAO - Tra Mou e Conceicao si è parlato tanto di come il Milan sviluppa gioco quando assesta il possesso nel secondo terzo di campo. Niente di nuovo sotto il sole, beninteso. Al nome di Guardiola che è stato fatto da Adani per la questione dei terzini, aggiungerei lo Shakhtar e la prima Roma di Fonseca, che solevano abbassare uno dei due centrocampisti tra i centrali per poi alzare i terzini e fare entrare dentro al campo gli esterni del 4-2-3-1. 

    Non chiamateli 'automatismi': il calcio europeo del Milan di Pioli

    Una vera beffa che la Roma di Mou sia stata praticamente distrutta da una squadra che si rifà ai principi di Fonseca (e non solo, naturalmente). Qui sotto vediamo sottolineati in giallo i cosiddetti difensori del 4-2-3-1. La differenza maggiore con l’immagine sopra, oltre che negli interpreti, sta nella variabile Calabria-Saelemaekers. Nel loro libero interscambio.

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    Un espediente che, volendo, ritroviamo anche dalla parte di Theo e Leao, come dimostra quest’altro frammento di Milan-Porto.

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    I terzini possono occupare lo spazio tra le linee come fossero esterni alti o mezzali. Sia tra il centrocampo e la difesa avversaria, sia tra la prima linea degli attaccanti e quella dei centrocampisti. In sostanza dove si genera uno spazio utile per far risalire il pallone. Qui sotto ad esempio uno si può chiedere perché Calabria si sia dovuto alzare in diagonale per ricevere questa palla da Tomori anziché rimanere largo e altrettanto “libero” in fascia da terzino classico.

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    Perché? Perché in una logica posizionale un passaggio orizzontale vale meno di un passaggio che taglia fuori una linea. Non si tratta più o soltanto di ricevere palla in uno spazio libero in assoluto. C’è spazio e spazio. In certi momenti uno spazio libero ha un valore maggiore di un altro altrettanto vuoto, e per il semplice fatto che è più funzionale, utile a un obiettivo di squadra.   

    NON CHIAMATELI ‘AUTOMATISMI’ - Sempre in questa logica moderna non dobbiamo pensare a degli automatismi “di catena”, ossia a un meccanismo che scatta perché codificato e applicato da due singoli giocatori a prescindere dal contesto. Sarebbe troppo stupido. Non capiremmo il Milan di Pioli e soprattutto non capiremmo in cosa consiste la sua bellezza. Oggi il calcio evoluto lo potremmo descrivere come un libero gioco di svuotamenti e riempimenti continui. È per questo che parlare ancora di ruoli è impoverente. Non capiremmo il gol del Milan contro l’Atalanta.

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    Potete continuare a pensare che tutti questi movimenti coordinati siano o casuali o prestabiliti a tavolino. Sbagliereste in entrambi i casi. Sono due estremi che il calcio moderno tenta di superare in una sintesi straordinaria, dove la libertà degli interpreti risponde comunque alla logica profonda del gioco. E questa cosa straordinaria è paradossalmente allenabile, proprio come un tempo si allenava con gli schemi fissi, rigidi, meccanici. Oggi si allena nello specifico la libertà. 

    Non chiamateli 'automatismi': il calcio europeo del Milan di Pioli

    Non è spettacolare questa azione del Milan che, proprio contro l’Atalanta dei gol ‘da quinto a quinto’, segna addirittura da ‘quarto a quarto’ e senza nemmeno passare per il cross?

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    L’ASSENZA DI THEO NEL DERBY - Ecco perché l’assenza di Theo Hernandez nel derby sarà un problema. Il suo sostituto finora si è mosso ancora troppo sul binario di fascia (per tacere di certe scelte difensive...). È un po’ troppo prevedibile il suo apporto, per quanto si intravedano buoni margini di miglioramento. Al Milan Theo serve proprio per rompere gli schemi, per generare e accelerare il disordine apparente di cui si nutre il calcio di Pioli. 

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    Questa occasionissima contro la Juve la ricorderete tutti, immagino.

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    Di nuovo un ‘da quarto a quarto’ memorabile. Molto caratteristico. 

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