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    Niente Coppa America in Argentina causa covid (e pressione popolare). E a Tokyo la gente non vuole i Giochi

    Niente Coppa America in Argentina causa covid (e pressione popolare). E a Tokyo la gente non vuole i Giochi

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Dunque anche l'Argentina ha rinunciato. Avrebbe dovuto essere il paese co-organizzatore della Coppa America in programma nel periodo 13 giugno-10 luglio e invece nelle scorse ore, mentre in Europa era piena notte, si è vista revocare lo status di paese organizzatore dalla Conmebol. La confederazione calcistica sudamericana ne ha dato annuncio via Twitter e adesso lascia trapelare di star valutando le candidature alternative all'organizzazione. È molto forte quella degli Usa, ma anche Cile e Uruguay pressano per essere scelte. Di sicuro non c'è molto tempo per stare a rifletterci su. Fra 13 giorni Argentina e Cile dovranno dare il calcio d'inizio della manifestazione ma ancora non sanno su quale campo.

    La decisione di Concacaf giunge dietro richiesta del governo argentino, che in questi giorni deve fare i conti con un'emergenza covid fuori controllo sul territorio nazionale. Ma è molto probabile che siano stati determinanti i sondaggi d'opinione condotti nei giorni precedenti, da cui è emerso un atteggiamento nettamente contrario da parte dell'opinione pubblica argentina verso l'organizzazione del torneo nel pieno di un'emergenza sanitaria: addirittura il 70% degli intervistati si è espresso per la rinuncia.

    La pressione dell'opinione pubblica interna sarà stata decisiva per sollecitare il governo argentino a chiedere il ritiro della manifestazione? Non si può avere certezze su questo ma è molto probabile che sia così. Così come è sicuro che le pressioni popolari abbiano inciso per portare al ritiro dello status di paese co-organizzatore alla Colombia, che con l'Argentina avrebbe dovuto ospitare la manifestazione. Nel caso colombiano a determinare la scelta è stata anche la situazione di tensione politica con proteste di piazza. E a quelle proteste di piazza hanno partecipato anche le “barras”, i gruppi ultras che nella circostanza hanno messo da parte le tradizionali rivalità per mirare all'obiettivo comune: via la Coppa America dalla Colombia. Anche in questo caso non possiamo sapere quanto tale mobilitazione sia stata determinante per la decisione della Concacaf di revocare l'organizzazione alla Colombia. La certezza è che le barras hanno celebrato l'esito come una loro vittoria.

    L'esempio della Coppa America, che ha perso i due paesi organizzatori nel giro di una settimana, ci consegna dunque due freschi precedenti di opinioni pubbliche nazionali che si mobilitano contro una grande manifestazione sportiva e, probabilmente, risultano determinanti sulla decisione di revocarne l'organizzazione. E sulla scorta di questo esempio è più che lecito chiedersi: cosa succederà con le Olimpiadi di Tokyo? I Giochi sono già stati rinviati di un anno ma ciò non è servito a porre condizioni di sicurezza adeguate a una manifestazione così imponente. E la recente proroga in Giappone dello stato d'emergenza sanitaria fino al 20 giugno, cioè poco più di un mese prima dell'inizio dei Giochi (fissato per il 23 luglio), proietta serie perplessità sull'opportunità di tenere la manifestazione. Ancora una volta l'opinione pubblica nazionale ha espresso un parere, inequivocabile: 80% contro l'olimpiade. Ma in questo caso il CIO si fa sordo. Troppi interessi, troppi sponsor, non è come revocare una sede di Coppa America. L'orientamento è andare avanti giocando alla roulette russa contro la sorte. Quella degli altri.

    @pippoevai

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