Zaniolo, gol alla Totti: meglio portarlo in paradiso o nasconderlo in cantina?
Nicolò Zaniolo si monterà la testa? Pazienza, quanti ne abbiamo visti. Resterà con i piedi per terra e diventerà un fenomeno? Di questi qui, a spanne, ne abbiamo visti molti di meno, ma tant'è. Perché poi in fondo e se vai a guardare il calcio è più dei Cassano e dei Balotelli, ragazzi d'oro che si ostinano a diventare di piombo (per la loro carriera) lasciando aperto il rubinetto del talento, fino all'esaurimento. Questi due qui, esempi di calciatori che potevano diventare numeri uno assoluti, sono solo la cima della Tour Eiffel.
Guardando più in basso, molto più in basso, alzi la mano chi non ha un amico, un parente, o un semplice conoscente che "sarebbe arrivato tranquillamente in serie A se...”. Ecco, quel “se” è il vero unico demone del pallone capace di mostrarsi in mille forme. A volte è un “se” pieno di sfortuna. Sì, quando capita l'infortunio grave o il recupero da quest'ultimo è gestito male. Il più delle volte quel “se” prende la forma dei primi amori, la voglia di stare con gli amici invece di fidanzarsi con il sacrificio. La testa che a quell'età così verde a volte può girare al contrario. E allora, the end. Fine della favola.
Oggi, ci si preoccupa per Nicolo Zaniolo. Roma e non solo Roma - il giovinotto ha fatto un gol bellissimo, ma esagerare nei commenti televisivi e nei paragoni è di sicuro stucchevole – è divisa a metà. C'è chi tira fuori vecchi filmati dei gol di Totti, dagli slalom ai cucchiai e chi invece si traveste da vecchia zia di Zaniolo e supplica il mondo di ignorarlo “perché sennò si monta la testa e tutto questo clamore di sicuro non gli farà bene...”. A parte che la famiglia Zaniolo, a guardarla così superficialmente, mi pare una di quelle toste e ben piantate a terra. Ma detto questo, i “se” di Zaniolo pur senza quel gol alla Totti, ci sono e ci saranno. Eccome se ci saranno.
Se è arrivato ad essere titolare nella Roma vuol dire che ne ha già polverizzati parecchi. Ora, arriveranno quelli più temibili, capaci di presentarsi sotto forme (anche umane...) irresistibili e diabolicamente legate alla fama deflagrata all'improvviso. E certo non sarà un titolo in più o in meno sui giornali a renderli meno pericolosi. Zaniolo conosce la storia dei Cassano e dei Balotelli. Sa cosa significa il sacrificio e quanto siano veloci e dolorosi certi scivoloni – guarda tu Nainggolan, passato da acquisto top a problema da risolvere nell'Inter – sulla scalinata che porta tra gli dei del pallone.
Mi diceva, anni fa, Christian Panucci: "Il calciatore vero, forte, non lo riconosci dai gol o dai dribbling, ma lo vedi dal collo in su”. E, da questo punto di vista, Zaniolo mi sembra messo bene. Vedremo.
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