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Neymar egoista come Messi e Ronaldo, il Brasile vive di Willian e Thiago Silva
Ovvero una difesa accorta e solida (agli avversari è stato concesso solo qualche tiro da lontano) e un giocatore che, nelle ripartenze, ha fatto la differenza.
Come molti, sono stato assai critico nei confronti del brasiliano del Chelsea. Anzi, ne avevo invocato la sostituzione con Douglas Costa, capace di fornire accelerazioni brucianti partendo da fermo. Tuttavia, dopo mezza partita, peraltro fatta benissimo, Douglas Costa si è infortunato e Willian si è ritrovato senza concorrenza.
Non so se sia stato questo a migliorarne il rendimento. O se, invece, la ragione risieda in una condizione che prima non c’era e adesso è stata ritrovata. Fatto sta che, soprattutto nel secondo tempo contro il Messico, Willian ha fatto salire la palla - alzando il baricentro del gioco - grazie alla propria velocità.
Non a caso è stato suo l’assist del primo gol di Neymar (51’). E’ vero che il numero 10 avvia l’azione con un colpo di tacco (un gesto che cattura sempre l’occhio di qualche innamorato), ma è altrettanto vero che Willian sgomma in area, lasciando sul posto un avversario e mettendo palla oltre i difensori e il portiere Ochoa. Neymar, da par suo, attacca lo spazio, ma se quel pallone fosse stato giocato diversamente - cioé meno bene - da Willian chissà quando il Brasile sarebbe passato in vantaggio.
Chi ha la bontà e la pazienza di seguirmi, sa che Neymar non mi fa (ancora) impazzire. E’ un campione, questo è sicuro, ma non ha già l’aureola del fuoriclasse. Se la deve guadagnare con atteggiamenti meno vittimistici (è vero che subisce molti falli, ma gli piace anche accentuarli come con Layun che gli aveva solo pestato un piede), deve avere una maggiore continuità di giocate e, soprattutto, dimostrarsi più altruista.
Dico che Neymar è egoista?
Esattamente questo. Esempi ce ne sono stati tanti anche nella partita contro i messicani, ma l’apice è stato raggiunto nel momento della seconda rete (88’). Chi dice che nasce da un suo assist è in errore o in malafede. Anzi, sul suggerimento di Fernandinho, entrato poco dopo l’ultimo quarto d’ora, Neymar, seppur defilato, va verso la porta e conclude in controtempo sul movimento di Ochoa.
L’intento di segnare è palese, solo che Ochoa - il migliore in campo del Messico - allunga la gamba sinistra e devia il pallone. Non sarebbe mai entrato se non fosse arrivato Firmino, in campo da pochissimo, a correggere in rete.
Neymar, dunque, non voleva passargli la palla, ma più semplicemente realizzare una doppietta. Forse l’avrebbe meritata, ma la grandezza di un calciatore sta anche nell’effetto di trascinamento che ha per gli altri. Viceversa se Neymar fosse convinto di vincere il Mondiale da solo, sarebbe fuori pista, a nulla essendogli serviti gli esempi negativi di Messi e, almeno nella partita contro l’Uruguay, di Cristiano Ronaldo.
Questa è una Coppa del Mondo in cui vince la squadra, non il singolo. E dove le fasi difensive ostacolano in modo sistematico gli attacchi e/o le nazionali che vogliono giocare un calcio propositivo.
Eppure, nonostante un’organizzazione ferrea, il Messico si è fatto preferire al Brasile nel primo tempo perché ripartiva ogni volta che poteva. E lo faceva con un tridente in cui le ali si allargavano per permettere ai centrocampisti di buttarsi dentro.ù
Il Brasile non ha sofferto, ma era in soggezione soprattutto a centrocampo, anche perché la squadra era lunga e faticava a mantenere le distanze.
Prima del gol dell’1-0, i verdeoro ci hanno provato con il tiro da fuori, ma Coutinho, oltre ad essere meno ispirato del solito, ha trovato Ochoa in vena di prodezze (per me, dopo Alisson, è il miglior portiere del Mondiale).
Il Brasile così è andato ai quarti, ma perderà qualche pezzo. A parte Marcelo (che pare sulla via del rientro) e Danilo, non credo che recupererà Douglas Costa. Invece sarà squalificato Casemiro, il grande equilibratore della fase difensiva. Per come è entrato, e per quel che ha fatto, Fernandinho sembra il sostituto naturale, ma il peso di certe assenze si percepisce a partita in corso.
Comunque il Brasile la squadra ce l’ha. E, a prescindere da Neymar, se la può giocare alla pari con tutti.