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Neuer e il Var: la Germania delude ma vince. Ventura, hai visto come si fa?
Dopo essere stata sotto all’intervallo (0-1), stava cogliendo un funesto pareggio (1-1), frutto di una ripresa d’assalto, molto confusa e assolutamente disperata.
Nell’ultima partita del gruppo, infatti, Messico e Svezia si sarebbero divise un punto a testa per passare entrambe. Rispettivamente come prima (i centroamericani) e seconda (gli scandinavi).
Invece, una punizione laterale di Kroos (il peggiore in campo assieme a Muller e a Gundogan), causa uno stolido fallo commesso dal subentrato Durmaz, ha strappato il sipario e ribaltato la scena: la Germania vince e raggiunge la Svezia, la quale per qualificarsi dovrà battere i messicani. Difficile che i tedeschi passino da primi, ma già aver allontanato in extremis il flop mondiale più clamoroso della storia, è un’impresa che potrebbe rivitalizzarli.
Tanto per spiegare che partita è stata, vado a scrivere il nome del migliore in campo: Manuel Peter Neuer, il vero numero 1 dei numeri 1, chi l’ha visto ha capito perché Loew lo ha aspettato fino all’ultimo preferendolo a Ter Stegen.
Il portiere ha tenuto in vita la Germania almeno due volte. Alla fine del primo tempo, quando ha respinto un colpo di testa di Berg destinato a finire nell’angolo e, a meno di dieci minuti dal 90’, quando ha salvato di puro istinto su una palla vagante in area.
Al resto ha pensato l’arbitro polacco Marciniak molto mal assistito dalla Var.
Al 13’ del primo tempo, è accaduto che Rudiger perdesse palla facendo involare Berg. Il centravanti svedese, in vantaggio su tutti e ormai solo davanti a Neuer, è stato però spinto da Boateng al momento del tiro decisivo. Detto che il portiere tedesco ha parato il parabile (la palla non è neanche stata calciata), ci sarebbe dovuto essere il rigore per la Svezia e l’ammonizione (pesante) al nero di Germania.
E a chi obietta che, comunque, Boateng è stato espulso nel finale (doppia ammonizione), replico che un conto è stato giocare un quarto d’ora in dieci, un altro sarebbe stato mezza partita con un difensore condizionato.
La Svezia non avrebbe meritato di perdere, ma quando si affronta una ripresa in modo quasi completamente passivo, la grande beffa è nascosta dietro ogni palla.
Il problema degli svedesi è stato di subire il pareggio dopo appena due minuti dall’inizio del secondo tempo.
Loew, già privo di Hummels per dolori cervicali e di Ozil e Khedira per scelta tecnica, ha tolto anche Draxler a beneficio di Mario Gomez, sì proprio lui, quel mezzo scarpone che ha giocato anche nella Fiorentina. Gomez si è piazzato al centro dell’attacco, mentre Werner è retrocesso ad attaccante di sinistra. E da quella parte, sempre con palloni portati fino alla linea di fondo, sono arrivati molti dei pericoli della Germania alla Svezia. A cominciare dal gol di Reus - carambola di ginocchio - propiziato proprio da un cross di Werner.
Piccolo, doloroso, inciso. Se quel presuntuoso ex c.t, a nome Gian Piero Ventura, ha visto la partita, avrà capito come si sarebbe dovuto attaccare quella Svezia che ci buttò fuori a Milano e quanto la palla dovesse cambiare fronte il più velocemente possibile.
Devo dire che, senza la prodezza di Kroos, ora Loew sarebbe sottoposto - come capitò a Ventura - alla graticola issata con foga da noi forcaioli mediatici. Ma, ad onor del vero, questa Germania, pur sfiatata e sbilenca, qualcosa, per meritare la vittoria, l’aveva fatto (un palo del subentrato Brandt, una respinta d’istinto di Olsen su colpo di testa di Gomez), mentre la nostra povera Italia si era solo prodigata in un’onanistica “masturbatio grillorum” (cit. da Gianni Brera).
Da segnalare che la Svezia aveva segnato (32’) con Toivonen (a seguito di un errore di Kroos), non esattamente un bomber. Di ruolo, lui, attaccante lo è, ma quest’anno, al Tolosa, non ha realizzato un gol in campionato che sia uno. Ora, è stato certamente giusto ed etico ribadire che la Svezia si era guadagnata il Mondiale senza Ibrahimovic, ma averlo lasciato a casa, secondo me, è stato un errore di superbia (la stessa che anima Zlatan).
Mi restano due dubbi: quello riguardante la sua assenza, appunto, e quello di un secondo tempo giocato dalla Svezia con maggiore attitudine per colpire in contropiede. Dopo l’espulsione di Boateng, la Germania difendeva con un solo centrale. In quel caso un 4-4-2 organizzato non perdona nelle ripartenze.
Purtroppo per loro, gli svedesi hanno creduto che con l’1-1 fosse finita. Mentre i tedeschi - si sa - non finiscono mai.
(Ma un giorno succederà anche a loro e non ci dispiacerà raccontarlo).