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Nessuno gioca peggio del Milan
Difficile oggi come oggi pensare ad una squadra che giochi peggio del Milan. Non so se sia colpa di Brocchi che la schiera o di Berlusconi che la suggerisce, ma vedere una formazione con Romagnoli a sinistra affrontare Salah e Mexes a farsi doppiare dalla velocità dell’egiziano stringe il cuore anche a chi milanista non è.
La Roma, al contrario organizzatissima e brillante, segue l’inerzia di una partita che è fin troppo lineare. I giallorossi pressano alti e inducono all’errore. Il Milan si fa sballottare come una povera ciurma in balìa delle onde. Alla fine del primo tempo c’è solo un gol di distanza tra le squadre, ma Spalletti dovrebbe recriminare per quello che i suoi sbagliano.
Certo, gli errori fatali sono dei milanisti. Due, uno di Alex e l’altro di Honda, avvicinano la Roma al primo vantaggio. Il terzo errore, quello del giovanissimo Locatelli, innesca un contropiede che Strootman fa scattare con un pallonetto oltre la linea dei difensori rossoneri, mal disposti e per nulla attenti. Come i lettori sanno ormai meglio degli allenatori, su palla scoperta, cioè libera, come quella che gioca Strootman, si deve arretrare accorciando lo spazio tra la difesa e il portiere. Invece i quattro del Milan sono irrimediabilmente fermi e per Salah è facile segnare.
La Roma ha caratterizzato i suoi attacchi giocando palla dietro la difesa avversaria e allargando il campo con gli esterni d’attacco. Così, intorno alla mezz’ora del primo tempo, Brocchi ha cambiato il suo sistema di gioco: dal 4-3-1-2, con il quale aveva cominciato, è passato al 4-4-2 con Honda dislocato a destra, come accadeva quando c’era Mihajlovic. Non che questo abbia riequilibrato partita e valori, ma se non altro il MIlan è sembrato più razionale e meno esposto alle volontà spallettiane.
Nella ripresa, via subito Balotelli, ormai destinato ad una bocciatura definitiva, e dentro Luiz Adriano. Ma per il Milan, a parte un fuoco fatuo iniziale, non è cambiato nulla. Nemmeno quando è entrato Bonaventura per il fischiatissimo Bertolacci o Calabria per Alex (con Romagnoli riportato al centro della difesa). Nel frattempo, infatti, la Roma aveva trovato il secondo gol con El Shaarawy su splendida imbeccata di Pjanic.
A questo punto il pubblico di San Siro, in mancanza d’altro e in attesa di salutare degnamente Abbiati (è accaduto a fine partita), ha organizzato una convincente prova di fair play. Prima, infatti, ha lungamente applaudito El Shaarawy per il gol e per non avere esultato. Poi, all’ingresso di Totti, ha addirittura abbozzato una sorta di standing ovation.
Da segnalare lo stolido comportamento dell’arbitro Rizzoli che, nella sua irrimediabile mediocrità, è riuscito ad avvelenare anche una partita tranquilla: fischiando infrazione per un passaggio all’indietro di Bonaventura, raccolto da Donnarumma, ha evitato di punire con il rosso (solo ammonizione) il portiere milanista. Il quale, non solo gli si è parato davanti con fare minaccioso, ma lo ha anche spinto con il pallone in mano. Rizzoli, chi lo scrive lo sa, non è nuovo ad atteggiamenti di sottomissione, se non di autentico vassallaggio, ma se ha timore anche di un ragazzo di 17 anni solo perché gioca nel Milan, allora deve smettere di arbitrare al più presto.
Il gol di Carlos Bacca su assist di Calabria non ha reso meno amaro il congedo milanista da San Siro: sia perché, prima del colombiano, il neo entrato Emerson aveva fatto il 3-1 (conclusione di Salah respinta da Donnarumma), sia perché la finale di Coppa Italia di sabato prossimo, all’Olimpico di Roma, contro la Juve, più che un’opportunità sembra l’ennesima stazione di una agonia infinita.