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Nemici sugli spalti e soci in affari: i crimini dei capicurva di Inter e Milan. Cosa c'è dietro l'omicidio Boiocchi
NEL DETTAGLIO – Il Corriere della Sera approfondisce il dossier: non contano i risultati sul campo, contano gli affari appena fuori. Paninari, parcheggi, biglietti rimediati con estorsioni e ricatti alle società, guadagni trasversalmente spartiti tra leader del tifo organizzato. La morte di Vittorio Boiocchi si colloca in questo scenario e ha acceso i riflettori su questa montagna di soldi sporchi de quali “lo Zio” (così era soprannominato Boiocchi) non esitava a vantarsi nel corso di telefonate intercettate. Il capo ultrà nerazzurro era coinvolto nella compravendita illecita dei biglietti con intimidazione e minacce nei confronti di quattro dirigenti prima iscritti nel registro degli indagati e poi passati ad essere considerati vittime dell’organizzazione. La stessa cosa che era accaduta nel 2007 all’allora ad del Milan Adriano Galliani. Ieri alcuni membri del direttivo ultrà nerazzurro sono stati interrogati in merito al delitto Boiocchi e a quello che è successo sugli spalti, anche se nessuna denuncia è pervenuta in Questura. Tant'è che gli inquirenti hanno fatto un appello chiedendo testimonianze anche anonime.
AFFARE PARCHEGGI – Il Milan entra in scena, nell'approfondimento, nell’ambito dell’affare parcheggi, gestito in collaborazione con l’Inter ma anche con un capo ultrà della Juventus da sempre legato ad uno dei leader rossoneri: i numeri uno del tifo organizzato hanno il monopolio delle adiacenze del Meazza e coinvolgono trafficanti di cocaina, mafiosi e manager delle società detentrici delle concessioni pubbliche sui parcheggi. In cambio, la protezione e la partecipazione sul traffico di droga in curva e fuori. Un affare tanto grosso, evidentemente, da valere un omicidio.