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Nella notte di Saponara, Milinkovic è un estraneo: il serbo è irrecuperabile?
Follie di una difesa laziale che ha permesso al subentrato Saponara di infilarsi indisturbato nel cuore della difesa allo scoccare di un centesimo minuti da record, di una stralunata esitazione Lulic-Radu sull’incursione di Quagliarella nel primo tempo, di una leggera deviazione di Bereszynsky che ha deviato sul palo una splendida conclusione di Immobile (come a Verona la scorsa settimana), della più vivace partita vista all’Olimpico quest’anno, una battaglia senza esclusione di colpi, capovolgimenti di fronte, occasioni da gol in quantità industriale. Magìe di talentuosi dalla nascita come Fabio Quagliarella, 36 anni ammucchiando gol, 8-12-19 nelle ultime tre stagioni e quest’anno è già sulla media più alta; come Ciro Immobile, protagonista tarantolato e sfortunato, fermato tre volte da paratissime di Audero, uomo-assist e strappapalloni, cecchino infallibile dagli undici metri; e come Luis Alberto che dal 75’ ha cambiato e illuminato la partita: ci ha messo tre minuti per farsi respingere un cross da Colley e pennellare il corner corretto di tacco da Parolo per la botta decisiva di Acerbi, ne ha impiegati altri nove per offrire un cioccolatino a Immobile bloccato in due tempi da Audero, ed altri sei per battere la punizione che Anderson ha respinto con il gomito.
Il torto di Inzaghi è stato proprio questo: aspettare 75 minuti prima di rinunciare al modulo tanto caro della difesa a tre, rinunciare al difensore Wallace (pericoloso per la propria squadra) per mettere la squadra in condizione non solo di premere ma di poterlo fare sfruttando corridoi, velocità, invenzioni.
Il 3-5-2 ammuffito di Inzaghi, oltretutto, aveva interpreti poco abili. Il gioco si sviluppava tutto sulla sinistra dove svariava Immobile e Lulic galoppava in scioltezza, mentre a destra Patric denunciava gravi limiti di tecnica (oltre che fallire due buone opportunità di gol). Caicedo, gran fisico ma piede rozzo, vinceva contrasti ma poi sbagliava banalmente i suggerimenti. Milinkovic appariva estraneo ad ogni vicenda e quando entrava in scena sarebbe stato meglio per se e per la squadra che continuasse a sonnecchiare.
L’andazzo della partita avrebbe consigliato lo spostamento di Lulic a destra e l’inserimento di Lukaku a sinistra per equilibrare le due fasce, con la difesa a quattro e la sostituzione del serbo (irrecuperabile?) che invece l’allenatore continua a inchiodare sul campo. Lento lui, lenta la manovra, la logica avrebbe consigliato sin dall’inizio di preferire Correa ad un altro lentone, Caicedo, così come è difficile spiegare l’insistenza del falloso Wallace ai danni di Luis Felipe in difesa.
Errori che la Samp ha saputo sfruttare, con un primo tempo giocato alla pari grazie ad un centrocampo più agile e propositivo in Linetty e Ekdal e il solito fiuto di Quagliarella. Nella ripresa i genovesi hanno pagato lo sforzo barricandosi nella propria metà campo, ma nei fuochi d’artificio finali Giampaolo ha trovato il primo, insperato (a quel punto) punticino dopo avere perduto le precedenti quattro sfide con il collega biancoazzurro.
Quarto pareggio consecutivo per la Lazio. Più vivace e determinata dopo il ritiro di riflessione, ma costruita maluccio dal proprio allenatore.
IL TABELLINO
Lazio-Sampdoria 2-2 (primo tempo 0-1)
Marcatori 21' pt Quagliarella (S), 33' st Acerbi (L), 96' Immobile (L), 99' Saponara (S)
Assist: 21' pt Murru (S), 33' st Parolo (L)
Lazio (3-5-1-1): Strakosha; Wallace (30' st Luis Alberto), Acerbi, Radu; Patric, Parolo, Badelj (7' st Cataldi), Milinkovic, Lulic; Caicedo (7'
st Correa); Immobile. All. Inzaghi
Sampdoria (4-3-1-2): Audero; Bereszynski, Andersen, Colley, Murru; Praet (24' st Jankto), Ekdal, Linetty; Ramirez (36' Saponara); Quagliarella,
Caprari (21' st Kownacki). All. Giampaolo
Arbitro: Massa di Imperia
Ammoniti: 6' pt Caicedo (L), 39' pt Bereszynski (S), 44' pt Immobile (L), 13' st Audero (S), 24' st Wallace (L), 45' Linetty (S), 93' Jankto
(S), 99' Saponara (S)
Espulsi: 93' Bereszynski (S)