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Nella Juve ter c'è già il marchio di Allegri
La Juve delle riserve e dei ragazzi vince (2-1) il XXV trofeo Berlusconi messo in palio a sei anni di distanza dall’ultima sospensione. La seconda partita, a distanza di sette giorni dall’esordio con il Cesena (serie C), è stato un buon test per la squadra di Allegri che di titolari in campo ne ha messi pochini (Szczesny, De Ligt, Rabiot e Kulusevski) e nessuno per novanta minuti. A casa, in quanto non convocati, Ronaldo, Dybala, McKennie, Bentacur e Morata. In pratica ha cominciato una squadra senza punte (il ruvido Brighenti, fuoriquota dell’Under 23, ha fatto il centravanti), una difesa abborracciata (De Sciglio, Demiral, De Ligt e Pellegrini), un centrocampo ancora con Ramsey centrale e Ranocchia e Rabiot ai lati e un reparto offensivo a tre con Kulusevski e Soulé ad affiancare Brighenti.
Il Monza di Berlusconi e Galliani, quest’anno affidato a Giovanni Stroppa, ha replicato invece con il 3-5-2, ma senza Valoti (l’uomo di maggior classe arrivato dalla Spal), in panchina, e almeno altri quattro titolari destinati a collocare, ancora una volta, la squadra brianzola tra le favorite per la Serie B. Ed in effetti i biancorossi sono stati subito pericolosi (2’) con Gytkjaer il cui tiro, dopo un’incertezza congiunta di Demiral e De Ligt, è stato respinto da Szczesny (capitano di serata) Sulla ribatuta la conclusione di Brescianini è andata alta. Poco dopo, una palla persa da Soulé ha liberato un due contro due arginato da De Sciglio in fase di copertura.
La Juve, ancora imballata e, dunque, poco brillante, è andata a segno al primo tiro in porta. Merito di Filippo Ranocchia, perugino di vent’anni, che, controllato un appoggio di Soulé, si è messo la palla sul sinistro (non il suo piede) e con un tiro a giro l’ha depositata alle spalle di Di Gregorio. Nonostante una mini reazione del Monza (male Pellegrini e De Sciglio entrambi di testa), un minuto dopo i bianconeri avrebbero potuto raddoppiare. Ancora Ranocchia, galvanizzato dal gol e straordinario nell’assalto alla metacampo sguantita del Monza, ha messo in mezzo una palla bassa che chiedeva solo di essere appoggiata in rete. Ma Brighenti (pessima la sua prestazione) ha ciancicato con il destro e mancato con il sinistro. Il dato del primo tempo, però, è stato quello relativo al possesso palla: 18,04 minuti per il Monza contro i 12,07 della Juve. Dire che si vede già la mano di Allegri (spesso, in passato, ha lasciato la palla agli avversari, soprattutto dopo un vantaggio) è un’operazione sperticata. Se la Juve non ha fatto la partita è perchè era imbottita di ragazzini, perché Rabiot deve entrare in condizione e perché Ramsey è un giocatore di una mediocrità sconfinata.
Quanto a Kulusevski, schierato prima a sinistra e poi a destra, si è visto solo ad inizio di ripresa quando Bellusci gli ha regalato palla poco fuori dall’area e lo svedese è andato a segnare con un comodo tocco di sinistro. Poco dopo, l’azione più bella della Juve. Kulusevski da destra ha trovato De Sciglio in proiezione offensiva, l’esterno ha servito Rabiot che di sinistro ha colpito a botta sicura. Ma Di Gregorio è volato a deviare. Naturalmente era già partita la sarabanda dei cambi. Fuori Szczesny, Demiral, Ramsey e Pellegrini. Dentro Perin, Rugani (capitano della ripresa) Fagioli e De Winter. Chiaro che la partita, man mano che proseguiva, aveva sempre meno da dire anche perché sono entrati poi Dragusin e Aké (per De Ligt e Brighenti), Marques, Miretti, Hajdari.
La Juve, a quel punto, alzava sempre più spesso la linea e, a dire la verità, ha praticato un pressing migliore con i ragazzini che con i presunti titolari. Alla fine, però, il gol l’ha preso, anche se sull’unica concessione difensiva. Dragusin ha colpito male e corto un pallone buttato in area, Pedro Pereira è andato al cross e Colpani ha fatto da sponda per D’Alessandro. Gol facile e, tutto sommato, meritato. Nella Juve bene Ranocchia, Fagioli (un talento che, però, si è fatto punire con l’esclusione alla prima amichevole per un ritardo) e Soulé, sgusciante e propositivo Akè, un po’ lezioso De Winter.
Pellegrini, che ha giocato il primo tempo, ha (quasi) fatto rimpiangere Frabotta, in ritardo De Ligt e Demiral, diligente De Sciglio (a sinistra nella ripresa e in campo fino all’85’). Rugani è un bravo ragazzo, ma la Juve, secondo me, è troppo per lui (l’anno scorso ha fatto la riserva anche al Rennes e al Cagliari). Sarebbe da cedere, ma con l’ingaggio che si ritrova, non lo cerca nessuno. Come Ramsey, l’oggetto più misterioso della gestione Paratici.
Il Monza di Berlusconi e Galliani, quest’anno affidato a Giovanni Stroppa, ha replicato invece con il 3-5-2, ma senza Valoti (l’uomo di maggior classe arrivato dalla Spal), in panchina, e almeno altri quattro titolari destinati a collocare, ancora una volta, la squadra brianzola tra le favorite per la Serie B. Ed in effetti i biancorossi sono stati subito pericolosi (2’) con Gytkjaer il cui tiro, dopo un’incertezza congiunta di Demiral e De Ligt, è stato respinto da Szczesny (capitano di serata) Sulla ribatuta la conclusione di Brescianini è andata alta. Poco dopo, una palla persa da Soulé ha liberato un due contro due arginato da De Sciglio in fase di copertura.
La Juve, ancora imballata e, dunque, poco brillante, è andata a segno al primo tiro in porta. Merito di Filippo Ranocchia, perugino di vent’anni, che, controllato un appoggio di Soulé, si è messo la palla sul sinistro (non il suo piede) e con un tiro a giro l’ha depositata alle spalle di Di Gregorio. Nonostante una mini reazione del Monza (male Pellegrini e De Sciglio entrambi di testa), un minuto dopo i bianconeri avrebbero potuto raddoppiare. Ancora Ranocchia, galvanizzato dal gol e straordinario nell’assalto alla metacampo sguantita del Monza, ha messo in mezzo una palla bassa che chiedeva solo di essere appoggiata in rete. Ma Brighenti (pessima la sua prestazione) ha ciancicato con il destro e mancato con il sinistro. Il dato del primo tempo, però, è stato quello relativo al possesso palla: 18,04 minuti per il Monza contro i 12,07 della Juve. Dire che si vede già la mano di Allegri (spesso, in passato, ha lasciato la palla agli avversari, soprattutto dopo un vantaggio) è un’operazione sperticata. Se la Juve non ha fatto la partita è perchè era imbottita di ragazzini, perché Rabiot deve entrare in condizione e perché Ramsey è un giocatore di una mediocrità sconfinata.
Quanto a Kulusevski, schierato prima a sinistra e poi a destra, si è visto solo ad inizio di ripresa quando Bellusci gli ha regalato palla poco fuori dall’area e lo svedese è andato a segnare con un comodo tocco di sinistro. Poco dopo, l’azione più bella della Juve. Kulusevski da destra ha trovato De Sciglio in proiezione offensiva, l’esterno ha servito Rabiot che di sinistro ha colpito a botta sicura. Ma Di Gregorio è volato a deviare. Naturalmente era già partita la sarabanda dei cambi. Fuori Szczesny, Demiral, Ramsey e Pellegrini. Dentro Perin, Rugani (capitano della ripresa) Fagioli e De Winter. Chiaro che la partita, man mano che proseguiva, aveva sempre meno da dire anche perché sono entrati poi Dragusin e Aké (per De Ligt e Brighenti), Marques, Miretti, Hajdari.
La Juve, a quel punto, alzava sempre più spesso la linea e, a dire la verità, ha praticato un pressing migliore con i ragazzini che con i presunti titolari. Alla fine, però, il gol l’ha preso, anche se sull’unica concessione difensiva. Dragusin ha colpito male e corto un pallone buttato in area, Pedro Pereira è andato al cross e Colpani ha fatto da sponda per D’Alessandro. Gol facile e, tutto sommato, meritato. Nella Juve bene Ranocchia, Fagioli (un talento che, però, si è fatto punire con l’esclusione alla prima amichevole per un ritardo) e Soulé, sgusciante e propositivo Akè, un po’ lezioso De Winter.
Pellegrini, che ha giocato il primo tempo, ha (quasi) fatto rimpiangere Frabotta, in ritardo De Ligt e Demiral, diligente De Sciglio (a sinistra nella ripresa e in campo fino all’85’). Rugani è un bravo ragazzo, ma la Juve, secondo me, è troppo per lui (l’anno scorso ha fatto la riserva anche al Rennes e al Cagliari). Sarebbe da cedere, ma con l’ingaggio che si ritrova, non lo cerca nessuno. Come Ramsey, l’oggetto più misterioso della gestione Paratici.