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  • Nela: 'I Friedkin hanno lasciato la comunicazione a Mourinho'

    Nela: 'I Friedkin hanno lasciato la comunicazione a Mourinho'

    "Come va la salute? Bene, non posso lamentarmi. Nove anni di lotta con la malattia. Ora è tutto ok, ma non nascondo che quando devo fare i controlli, ogni cinque mesi, la settimana precedente non sono serenissimo.  - dice Sebino Nela intervistato da Il Messaggero - Il cancro ti cambia la vita. Cambia le priorità e la percezione delle cose. Taglia con un colpo di accetta tutto il futile, comprese quelle arrabbiature quotidiane per episodi irrilevanti. Io ho affrontato la malattia mettendo tutto me stesso". 

    Quali furono le ragioni di quel ciclo della Roma?
    "Un presidente illuminato, un ottimo allenatore, una squadra di grandi giocatori, un grandissimo capitano". Viola? "Un fuoriclasse. Costruì nel tempo una squadra di alto livello, aggiungendo ogni anno una o due pedine importanti". Liedholm? "Un allenatore con grandi intuizioni. Mi prese alla Roma dal Genoa appena promosso in serie A. Giocavo difensore centrale, ma disse subito che mi vedeva esterno. Aggiungo tre nomi. Di Marzio: mi insegnò quasi tutto. Simoni: un signore. Radice: bella persona. L’anno del Flaminio e del quinto posto fu una delle stagioni migliori". 

    Talvolta, parlando con gli ex in generale, molti lamentano il fatto di essere stati dimenticati dai club.
    "Non basta il curriculum da calciatore per ricoprire un ruolo in una società. Bisogna studiare. Io ho seguito tutti i corsi possibili". 

    Il giudizio sulla Roma di Pallotta?
    "A Roma sono passati fior di giocatori, ma sono stati rivenduti. La Roma avrebbe potuto vincere una Champions tenendo i migliori, ma quando vivi sull’import export, ottenere risultati è dura". 

    La Roma dei Friedkin?
    "Non parlano mai, ma questa è la loro strategia da quando sono arrivati. Si sono fidati e affidati alle straordinarie doti di un grandissimo comunicatore come Mourinho".

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