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    Napolimania: scusate Milik e Pavoletti, ma questo Mertens non si può toccare

    Napolimania: scusate Milik e Pavoletti, ma questo Mertens non si può toccare

    • Fabio Mandarini
    Arriva Pavoletti, torna Milik, Gabbiadini emigra in Premier e gli incastri sono perfetti: al centro dell'attacco del Napoli gioca Mertens. Uno scherzo? Beh, sarebbe uno scherzo cambiare Dries in questo momento magico, incredibile e chissà se ripetibile della sua vita sportiva: dal 7-1 di Bologna è tornato con 16 gol in campionato, 13 dei quali nelle ultime 8 partite (3 ieri), e la testa momentanea della classifica marcatori davanti a Higuain, Icardi, Dzeko e gente del tipo che di mestiere fa il vero centravanti. E ancora: sono 20 le sue reti in stagione (4 in Champions), con un poker, due tris e due doppiette nel carnet. E soprattutto: sopraffine le sue giocate, da attaccante centrale consumato i suoi movimenti. Per sé e per i suoi (compagni). Falso nueve, vero fuoriclasse: davvero, perché Sarri dovrebbe cambiare? Più che mai a Madrid con il Real. 

    Già, alla luce di quello che sta accadendo, che il campo sta raccontando, la domanda è conseguenza: per quale valida ragione il tecnico del Napoli dovrebbe modificare questa formula magica? E dunque interrompere il fluido, la fantascienza, il trionfale tridente leggero fatto di uomini rapidissimi, micidiali, spietati come killer ma anche sopraffini nel tocco dell'arma di cuoio. Callejon-Mertens-Insigne: suona anche bene. Barzellette comprese: c'era uno spagnolo, un napoletano e un belga. Ridono tutti, dal San Paolo a San Siro, e giù con la pioggia di gol e complimenti. Da ogni lato del globo. L'attacco azzurro è una meraviglia, oltre a essere il migliore del campionato (55 gol), e Mertens il falso nueve, la genialata di Sarri, la necessità diventata virtù il giorno dopo l'infortunio di Milik, ne è il simbolo. 

    Con questi presupposti, pare davvero difficile, improbabile e francamente poco utile pensare di mischiare le carte e rimettere in discussione un equilibrio perfetto del quale si giova anche Hamsik, autore come il collega di tre gol a Bologna e ormai a sei passi appena dal record di Maradona (109 reti in azzurro contro le 115 del Diego). Spostando Mertens dal centro, bisognerebbe ad esempio rinverdire il ballottaggio eterno con Insigne per la fascia sinistra: escludere uno o l'altro è una responsabilità pazzesca. E poi bisognerebbe cambiare ancora la filosofia del gioco, oggi tutto fraseggi, tocchi stretti, triangoli, brio e inni al calcio verticale in virtù della classe degli interpreti. Lo sfortunato Milik scalpita, come Pavoletti del resto, ma il tridente azzurro di oggi è un caso da studiare. Da ammirare e non toccare. Certo, venerdì con il Genoa mancherà Callejon per squalifica - per la terza volta in quasi quattro anni e dopo 113 presenze consecutive  -, e allora probabilmente potrebbe anche giocare Pavoletti, con Mertens e Insigne sulle fasce, ma sarà soltanto una pausa. Soltanto un attimo: mercoledì 15 febbraio a Madrid, nel gran galà di Champions del Bernabeu con il Real, si può già mettere per iscritto che Sarri affiderà la partita più prestigiosa della sua carriera ai tre tenori leggeri. E mica soltanto quella: la formula è magica. Ed è anche straordinariamente bella. Una miniera d'oro.   

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