Napolimania: Sarri-Di Francesco, le ex isole felici
Sarri contro Di Francesco: Tra i due ci sono dieci anni di differenza. Entrambi gli allenatori sono maniacali con gli schemi e non pensano mai a difendersi a prescindere da chi sta di fronte. Il 4-3-3 del toscano è molto più offensivo ma anche quello del tecnico emiliano non è da meno. Un altro calcio è possibile, quando l’ansia del risultato non prevale sul talento e sulla bellezza di un gesto, di un gol, di una prestazione corale. Fattori secondari, forse, in un mondo che corre troppo velocemente, dimenticandosi dell’estetica, dell’armonia, di tutto ciò che fa rotolare il pallone e la passione, messa a dura prova da obblighi e obiettivi vitali per il futuro economico più che tecnico delle società che non hanno né tempo né voglia per abbarbicarsi su sostegni che oggi appaiono tremendamente fragili ed effimeri.
Isole felici quelle fondate da Di Francesco e Sarri, profeti affascinanti, studiosi “matti e disperatissimi” della materia più popolare del mondo. Si stimano, si confrontano, pur adottando stili e metodologie diverse: più verticale l’idea del coraggioso e audace Eusebio, nel segno di un indissolubile legame con il suo mentore, Zdenek Zeman, maestro e riferimento. Pochi fronzoli, due tocchi e attacco della profondità. Viaggia su linee orizzontali la sfera del toscano, votato al possesso, mai fine a se stesso e sempre orientato (almeno nell’idea di base) alla ricerca dello spazio, del pertugio giusto in cui infilarsi per far male alle difese avversarie.