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  • Parlate meno di CR7 e più di Ancelotti. Bene vincere, ma basta rimonte!

    Parlate meno di CR7 e più di Ancelotti. Bene vincere, ma basta rimonte!

    • Marco Giordano
    L'esaltazione di CR7, ostentata in tutte le salse, è divenuta già terribilmente noiosa, insapore e tra poco anche non-mediatica. Si aspetti, come avverrà, che Cristiano faccia il fenomeno per esaltarlo. Non trova esaltazione mentre resta motivo di discussione il Napoli di Carlo Ancelotti. Che da quinto o sesto nelle griglie che a ferragosto servono più nei giardini che sui quotidiani, ora è improvvisamente assunto ad un'unica vera antagonista della Juventus. La partenza lenta dell'Inter, il pareggio della Roma contro l'Atalanta, le parole stesse di Ancelotti che hanno annunciato un sogno possibile chiamato tricolore. L'idea che il Napoli possa essere un'antagonista concreta continua a restare nel piano delle ipotesi, ma la gara con la Samp può dire tanto, per alcuni motivi ben precisi.

    NON SI VIVE DI RIMONTE. Le prime due gare sono state vinte partendo da un iniziale svantaggio, mettendo in luce quel carattere che una grande squadra deve avere. Se punti però ad esser vincente, devi saper condurre e la differenza di cifra tecnica con la formazione di Giampaolo è tale che devi dimostrare di avere la forza di saper passare avanti al netto dei possibili episodi e di saper rischiare anche poco. Inoltre, diventa fondamentale aumentare la velocità di fraseggio: è per questo che dopo tre gare si potrà dare un primo giudizio su una delle grandi scommesse stagionali: Hamsik regista. Finora, lo slovacco ha diviso la critica: quello del play è ruolo oscuro, sarà difficile trovare sul suo conto unanimità di consensi, così come era per Jorginho ai tempi di Sarri.

    LA GESTIONE -  Altro aspetto determinante sarà la valorizzazione delle risorse. Non solo quando si gioca ogni tre giorni. Perché il Napoli di Sarri era valorizzato al massimo da pochi interpreti, anzi solo da quegli interpreti. Una ricchezza straordinaria che portava quei giocatori, come complesso, a valere di più di quello che sarebbero valsi singolarmente. Quello di Ancelotti è un calcio diverso che, in quanto tale, non può essere tarato sulla valorizzazione dei singoli nel complesso senza guardare all'avversario ed allo stato di forma attuale di ognuno dei calciatori. Cambiano i riferimenti ed allora devono cambiare più rapidamente anche le gerarchie. È per questo che è lecito aspettarsi da Ancelotti quelle intuizioni, anche dal primo minuto e non solo a gara in corso, che hanno inciso indelebilmente nel match contro il Milan. Ad esempio, pensare ad un Mertens in luogo di Milik contro la Doria non deve e non può esser peregrino.

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