Getty Images
Napolimania: la neve di Torino è la grande occasione
PRIMA C'E' IL CAGLIARI - Serviranno tre punti altrimenti ogni discorso sarà vano e fine a se stesso. La classifica che si complica per i rossoblu e la storica rivalità che infiamma la piazza sarda ogni volta che arriva il Napoli le due principali insidie. Parlare di rischio braccino invece è poco attuale per questa squadra, che palesa ormai una mentalità d’acciaio. Non scalfita, ma anzi paradossalmente rafforzata dall’eliminazione in Europa League. Chiaro il messaggio inviato al Lipsia con la gara di ritorno, in cui tra l'altro si è sbloccato anche Insigne e quando toccò a Mertens farlo in coppa, proprio contro l'Atalanta, poi non si sarebbe più fermato neanche in campionato, ripartendo ancora da Bergamo: “vi avremmo eliminati, se avessimo voluto. Ma avevamo altri impegni”. La gara in Germania serviva a rimettere in pari i conti e a togliersi qualche sassolino dalle scarpe per non dubitare del proprio valore. Il Monday night chiarirà se la scelta di orgoglio dei 7 titolari sarà stata eccessivamente dispendiosa. Una tassa che non dovrebbe pagare Mario Rui, atteso regolarmente in campo, con un Milic in più in panchina che ha già fatto il pieno di entusiasmo in soli due giorni di lavoro col suo nuovo gruppo. Non ci sarà Milik invece, ma ancora per poco. Proprio lui attraverso i social si è definito quasi pronto e Sarri aveva spiegato che la decisione ultima sul suo rientro sarebbe toccata esclusivamente al polacco. Social che in settimana sono serviti al Napoli, ancora una volta, per ostentare la centralità di due elementi: la solidità di un patto stretto da un gruppo granitico e la data del 22 aprile cerchiata 3 volte in rosso sul calendario. L'applauso alla primavera che vince a Vinovo compiendo l'impresa è da libro cuore, "hanno avuto le palle" esclama Callejòn senza timore di essere sentito e anzi consapevole di essere registrato. Serviranno anche e soprattutto quelle a lui e compagni, primi tifosi dei propri colori che a questo scudetto tengono quanto un qualsiasi calciatore terrebbe a una Coppa del Mondo. I nodi che piano piano tornano al pettine, 13 finali che da domani sera saranno soltanto 12. Il tempo della sfiga c’è già stato, adesso è tempo dei progetti divini e del destino da compiersi. Per tutto il resto tanto la neve, lei se ne frega.