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    Napolimania: Insigne non è Messi, ma l'Italia non può far a meno di lui

    Napolimania: Insigne non è Messi, ma l'Italia non può far a meno di lui

    • Marco Giordano
    Questa sera Lorenzo Insigne potrebbe tornare in campo contro l'Inghilterra, nella seconda delle due inutili e stucchevoli amichevoli che hanno visto Gigi Di Biagio giocarsi due chance di restare ct che nemmeno il più audace giocatore di poker avrebbe voluto tra le proprie fiches. Lorenzo che contro l'Argentina aveva la 10 sulle spalle: lui con la maglia azzurra (come quella del Napoli) contro la Seleccion, quella nazionale che Maradona ha guidato tra mani divine e colpi assolutamente inarrivabili, gli stessi che hanno reso il Napoli due volte campione. Sono anche state le uniche due volte della storia partenopea. Insigne quella dieci non l'ha mai realmente voluta: chi cresce a Napoli è consapevole che prendersi quel peso insostenibile è solo boomerang che arriva troppo rapidamente dalle tue parti e che diventa ingestibile. Lorenzo, però, quel sogno di far tornare il Napoli campione lo culla, senza provare a scomodare neppure impossibili paragoni: così come ci sta mettendo tutto se stesso per guidare il Napoli nella folle corsa alla Juventus.

    IL VALORE DI INSIGNE. Dopo il ko con l'Albiceleste, Insigne è stato ancora una volta al centro del solito dibattito: ottimo giocatore, ma è un top player? Giusto, come spesso accade in queste riflessioni, partire dalla fine: se la definizione di top player ruota attorno al talento di Messi o Ronaldo allora la risposta è negativa. Al momento, ci sono forse una dozzina di calciatori al mondo che possono esser più determinanti di Insigne. Lorenzo è un ottimo calciatore, senza dubbio il miglior talento che l'Italia è riuscita ad esprimere negli ultimi anni. Non bisogna, però, perdere di vista quello che è il ruolo di Insigne: un attaccante esterno che ha evoluto il suo modo di giocare con un'unica grande pecca, il tiro. Insigne è il calciatore della Serie A che tira più di ogni altro (117 tiri finora, 63 verso lo specchio): ma sono appena 7 le reti. Esistono delle attenuante: Insigne continua a fare un lavoro massacrante dal punto di vista fisico. Il Napoli è la squadra che effettua il recupero palla più alto del campionato (a 68.7 metri dalla porta avversaria contro i 74 della Juventus ed i 75.6 di media delle 20 squadre della A) e questo certifica la grande pressione portata dagli attaccanti: questo è un caso vero dove i giocatori di fase offensiva fanno la fase difensiva in un calcio totale. Insigne è il giocatore che ha creato più assist (30 di cui sei convertiti in gol) ma è anche l'attaccante che in Europa ha completato più passaggi: 1818, al secondo posto c'è un certo Leo Messi con 1461, simbolo stesso della rivoluzione guardioliana. E se giochi 1818 volte un pallone in una stagione per un tuo compagno devi avere una soglia di attenzione altissima, la stessa che può farti perdere lucidità al tiro.

    EFFETTO SARRI. Tra fase difensiva ed impostazione sembra che sia Sarri il male di Insigne, quello che gli cancella il guizzo che Zeman aveva valorizzato. Chiaramente, è l'esatto opposto: è Sarri che ha evoluto Insigne nella versione 2.0 di calciatore moderno, che sa occupare spazio e tempo con la giusta velocità. Non è un caso che il CIES, l'Osservatorio Europeo sul calcio, da più di un anno lo valuti più di 100 milioni, unico italiano a superare questa soglia psicologica. Ed è per questo che chiunque sia il prossimo ct dell'Italia non potrà che ripartire da Insigne, dal suo talento e cercare di valorizzarlo così come ha saputo fare, meravigliosamente, Maurizio Sarri.

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