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    Napolimania, a San Siro ha perso l'Italia: questo è razzismo di stato

    Napolimania, a San Siro ha perso l'Italia: questo è razzismo di stato

    • Marco Giordano
    Partiamo dalla premessa: la Juventus vince lo scudetto perché è più forte, il Napoli ha intatta la capacità di arrivare secondo, l’Inter ha meritato di vincere ieri sera al Meazza. Ora, passiamo alle cose serie. Perché quello che è successo a Milano non deve essere derubricato come un banale episodio. Quello che è accaduto ieri, deve richiamare alla mente anni oscuri di questo paese: non esagero, no signori. A Milano è andato in scena il razzismo di stato. È andata in scena la disapplicazione della Costituzione e di tutte le leggi fondamentali dell’Italia. E ci dovrà essere qualcuno che paghi: altrimenti saranno tutti colpevoli, fino ad arrivare ai massimi organi di giustizia dell’Italia. “Abbiamo chiesto alla procura federale la sospensione per tre volte ed hanno fatto gli annunci. Koulibaly era sicuramente nervoso, lui di solito è uno molto educato e non si lascia andare. Ci sono stati ululati tutta la partita e per tre volte abbiamo chiesto la sospensione ma si è continuato a giocare. La soluzione è fermare la partita ma bisogna capire quando, se dopo quattro o cinque annunci. Altrimenti la prossima volta siamo pronti a fermarci noi”: queste parole di Carlo Ancelotti sono uno dei più gravi j’accuse mai visti su un campo di calcio.
     
    RAZZISMO DI STATO.
    Il procuratore federale a bordocampo è uomo della FIGC, della federazione italiana del gioco del calcio, quindi rappresentante del governo del calcio nostrano e quindi espressione di un organo che vive in seno al CONI e perciò allo stato italiano. Se a questo rappresentante è stato chiesto di fermare la gara, se all’uomo che rappresenta le istituzioni è stato chiesto di bloccare la barbarie che ha preso vita al Meazza e se il rappresentante si è limitato a qualche annuncio subissato dai fischi, allora lo Stato accetta il razzismo, allora lo Stato accetta che si discrimini uno perché è nero o un altro perché puoi augurargli il suo olocausto attraverso un vulcano.
     
    SIAMO TUTTI KALIDOU.
    È con orgoglio che mi sento Kalidou Koulibaly: perché anche io non mi sento italiano. Sono un uomo napoletano. Perché se Milano è la città più vivibile d’Italia, Napoli è, di gran lunga, molto più civile. Da queste parti, nessuno è negro e siamo tutti negri. Prego davvero il sindaco De Magistris di conferire la cittadinanza onoraria a Koulibaly: sarebbe un segno meraviglioso di integrazione e di amore verso il prossimo. Ed un segnale pesantissimo verso quei bastardi che ancora pensano che il colore della pelle faccia qualche differenza.

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