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    Napolimania: da Udine a Udine c'è Osimhen ma non il Napoli. Resta solo l'obiettivo Conference

    Napolimania: da Udine a Udine c'è Osimhen ma non il Napoli. Resta solo l'obiettivo Conference

    • Giovanni Annunziata
    "Sono le 22:37 del 4 maggio 2023, abbracciatevi forte perché dopo 33 anni il Napoli è campione d'Italia". Così Decibel Bellini, speaker del Napoli al Maradona, nel suddetto giorno annunciava la vittoria del tricolore azzurro. Un anno dopo, giorno più giorno meno, le cose sono cambiate radicalmente. Non in campo, perché si gioca a Udine, e neanche nel risultato, visto l'1-1 maturato al triplice fischio. Allora, però, quel pareggio stava a significare Scudetto, era felicità, liberazione pura. Oggi invece vuol dire rabbia, frustrazione, ennesima delusione e tanto amaro in bocca. Il Napoli è passato dai sogni, dai pianti di gioia ad un profondo crollo emotivo e mentale. Ogni partita dà la sensazione che si aspetti solo il triplice fischio. E non ci si riferisce a quello della partita singola, ma l’ultimissimo della stagione, per far terminare tutto questo trascinarsi fino alla fine.
     
    A Udine non c’è stato il Napoli, ancora una volta. Primo tempo apatico, senza provare a ferire sul serio l’Udinese. Osimhen ha toccato appena nove palloni complessivamente. Che sia colpa sua o della scarsa assistenza dei compagni cambia poco. È il focus della questione a fare la differenza: non c’è stato un minimo d’anima. E non è la prima volta. Succede però che nella ripresa lo stesso centravanti nigeriano fa uno dei suoi stacchi pazzeschi e di testa trova il vantaggio. L’ha fatto di nuovo, nella porta della famosa gioia eterna, come un anno fa. Non saranno i 26 gol dello scorso campionato, ma Osimhen fa sentire il suo peso offensivo e nelle ultime 5 è andato a segno 4 volte. Lui, tutto sommato e pur con passi indietro, alla fine c’è. A differenza di questo Napoli, che oltre ai risultati pessimi (1 vittoria, 5 pareggi e 3 sconfitte nelle ultime 9) ci mette un disastro dopo l’altro nella fase difensiva. L’ultima volta che gli azzurri sono usciti dal campo senza subire gol è stato addirittura il 28 gennaio (Lazio-Napoli 0-0), quando c’era ancora Mazzarri. Poi con Calzona lì dietro i numeri sono peggiorati ancor di più, perché nelle 12 partite da allenatore del Napoli sono stati incassati 20 gol. Numeri allarmanti, se non fosse tutto già compromesso.
     
    Però qualcosa in gioco c’è ancora. Nonostante la squadra sembra non avere stimoli e pare poco entusiasta di segnare gol potenzialmente decisivi come il vantaggio di Udine, oggi si trova in piena zona Conference League. Ma andiamo con ordine. Perché concretamente (e quasi aritmeticamente) la Champions è andata via. C’è l’Europa League, però la Lazio è avanti di 5 punti e con gli scontri diretti a favore. Dunque, il secondo obiettivo di questo finale si sta allontanando. C’è l’ultimo rimasto, appunto la Conference. La Fiorentina una mano l’ha data perdendo a Verona. E si può provare a lottare, magari con lo spirito giusto, per qualcosa che si può ancora conquistare. Ma bisogna farlo, per un futuro diverso, per rispetto nei confronti dei tifosi e per una dignità personale.
     
    Dunque, eccoci qui. 4 maggio 2023 - 6 maggio 2024: un anno, un'eternità. Il cielo non è più azzurro sopra Napoli, è calato il sole in un batter d'occhio. Ma, come si dice a Napoli, "Adda passà 'a nuttata". Perché alla fine la luce dovrà pur tornare. Cercandola in questo finale, con l'occhio già vigile verso la nuova stagione.

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