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    Napolimania: la squadra di Ancelotti gioca male e vince, sta diventando come la Juve

    Napolimania: la squadra di Ancelotti gioca male e vince, sta diventando come la Juve

    Un gol di un difensore, due miracoli del portiere, tre punti conquistati soffrendo: il climax di Napoli-Spal si compone di 82 caratteri, spazi inclusi, e condensa certezze ed incertezze in vista di San Siro e lascia un Natale d’attesa ma tranquillo in casa azzurra. “Abbiamo fatto tutto quello che è nelle nostre possibilità, finora. Ma, possiamo fare ancora di più ed il campionato è aperto e lunghissimo”. Carlo Ancelotti arriva in conferenza stampa e detta la linea. Crederci, perché tutto è possibile, crederci perché tutti gli obiettivi sono ancora concretizzabili. La sensazione che questo Napoli regala è proprio questa: una formazione che ha ancora margini ampi di crescita, che manca ancora qualcosa in fase di finalizzazione, che ha scoperto un Meret definito, a giusta ragione, “fuori dal comune”.
     
    BELLO, MA NON BASTA. La Juve può anche avere qualche colpo a vuoto, la distanza si può anche assottigliare, ma non basta. Il Napoli, questo Napoli, se vuol lottare anche per prestigiosi traguardi internazionali non può tenere il passo della Juventus. I motivi sono quelli di sempre: senza tornare sulle questioni arbitrali, la differenza nella rosa è sempre stata evidenziata, anche su queste colonne. Ancelotti fa bene a tener viva la speranza, per tenere alta la concentrazione e la motivazione. Il gap resta e non sarà certamente il mercato di gennaio a colmarlo. Dovrà solo esserci un eventuale harakiri bianconero che, ad oggi, diventa molto molto poco ipotizzabile.
     
    LO SPESSORE INTERNAZIONALE.
    Il Napoli visto contro la Spal non sarà stato bellissimo, ma dimostra che un positivo processo di “juventinizzazione” si sta completando. Tolti i minuti finali che fanno gara a sé, il Napoli, anche se non è quello stilisticamente perfetto della scorsa stagione: concede pochissimo, pressando alto, chiudendo gli spazi, facendo delle coperture preventive che consentono a tutti gli effettivi di esprimere il meglio, anche da giocatori di livello non altissimo come Marko Rog. È il salto che serve per far bene anche in Europa, per puntare alla seconda competizione continentale invocata anche dalla Curva B prima della gara.

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