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    Insigne non è un giocatore normale

    Insigne non è un giocatore normale

    • Marco Giordano
    Il ragazzo napoletano, quello bravo ma che deve crescere. Quello che ha fantasia e può tornare utile a partita in corso. Quello che se vuole giocare dall'inizio si deve adattare e che nel nostro sistema consueto non trova logica collocazione: l'Italia intera smetta una volta e per sempre di trattare così Lorenzo Insigne. Oggi si attacca Ventura, per non averlo schierato lunedì scorso, ma quando l'ormai ex CT spiegò a inizio mandato che gente con le sue caratteristiche o quelle di Berardi (accostamento surreale tra un campione ed una promessa smarrita) non fosse tagliata per il progetto tecnico, non sembrò suscitare lo stesso scalpore attuale. Così come nessuno si poneva il problema Insigne in epoca Conte, dove le cose funzionavano meglio, ma certamente si stava investendo più sul galleggiamento momentaneo, che sul futuro e la sua convocazione per l'Europeo fu in bilico fino alle ultime ore.

    CAMPIONE - Fino a pochi mesi fa, di Insigne non era data per scontata nemmeno la convocazione, malgrado la concorrenza nel reparto offensivo non fosse mai stata così temibile. Nei 5 anni trascorsi dal debutto in nazionale ad oggi il suo nome è stato inserito spesso in ballottaggi improbabili, mai una chance vera e propria, mai un’Italia lontanamente plasmata per permettergli di esprimere al meglio il suo potenziale: 21 partite complessive, di cui soltanto 11 dal primo minuto. Una miseria. A prescindere da chi sarà il nuovo CT, è l’Italia intera che deve accorgersi una volta per tutte di Lorenzo Insigne. L’autentico trascinatore della squadra prima in classifica in Serie A, quella del secondo miglior score di sempre dopo 14 giornate e che ha messo insieme 100 punti nelle ultime 39 partite e che non è né argentino, né brasiliano, né spagnolo. Bensì italiano: un campione, non un giocatore qualunque.

    PARAGONE - Facendo un paragone, come se ne potrebbero fare tanti, con Mario Gotze, l’uomo che ha deciso l’ultimo mondiale, i due risultano avere numeri simili nelle rispettive carriere a livello di club: 181 partite in Serie A di Lorenzo contro le 176 in Bundesliga di Mario, 44 a 45 i gol, 43 a 53 gli assist. Gotze però ha giocato esattamente il triplo di partite in nazionale (63), dovendo tra l’altro affermarsi in una nazionale che negli ultimi anni ha avuto un livello medio molto più alto di quella azzurra, senza pensare a quante altre partite in più il giocatore del Borussia Dormund avrebbe potuto disputare in nazionale non fosse stato tormentato da tutti quei problemi fisici. Assurda la scelta di Ventura, si, ma l’ex ct non è l’unico colpevole. Il nostro calcio ha a monte diversi problemi culturali e se quello dei troppi stranieri può essere un alibi da bar, il tema della svalutazione anche mediatica del nostro prodotto è invece molto attuale e condizionato da un'esterofilia non sempre giustificata. Che questi commenti post Napoli-Milan possano restare ben scolpiti nella nostra memoria. Che si apra definitivamente gli occhi e si paghi il dovuto rispetto ad un giocatore che da quando ha incontrato Sarri è diventato in assoluto uno dei top-player del campionato, non più soltanto un talento come altri.

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