Ancelotti tra i demoni e le stelle (Michelin) al primo bivio del suo Napoli
Marco Giordano
Questa noia ancestrale che si chiama sosta costringe le tv satellitari a parlare di ogni dettaglio di Milan ed Inter, le tv e le radio locali a parlare di tutto, anche robe che con il calcio hanno pochissimo a che fare. Quando, invece, ad orario di pranzo sono venute fuori la designazioni è stato come vivere la prima foglia d'autunno che cade, la prima luminaria installata per il periodo natalizio. Si gioca, sia lodata Eupalla. Dai, Udine, poi Parigi, quindi la Roma. Si torna a respirare l'aria che ci piace, l'adrenalina che ci carica: ed è un ciclo che dirà tanto per il Napoli di Carlo Ancelotti. “A Napoli si sta da Dio” ha detto poco fa il tecnico in un incontro organizzato per la presentazione del libro del collega Alessandro Alciato: ha ragione, soprattutto se continui a far vivere ai napoletani un momento così felice. Napoli è un paradiso, ma i demoni possono esser tanti. Perché le ambizioni salgono così come le pressioni, i desideri diventano pressioni spasmodiche. I demoni sono quelli che si sono impossessati del Napoli di Sarri, nell'ossessione di uno scudetto che non è arrivato e che sta lasciando scorie ancora oggi, dopo tanti mesi: gli appena 37mila contro il Liverpool devono leggersi anche in una passione minata da tutto quello che è accaduto nel termine della scorsa stagione, tra scandali presunti ed il demone che ha bruciato tante energie. CHEF CARLO. Il rischio di restare sfatti era concreto. Ancelotti, da amante della buona tavola, ha trovato la ricetta giusta, quella esplicitata questa sera in modo semplice ma terribilmente concreto: “Bisogna saper gestire il gruppo e motivare tutti. La relazione con e tra le persone del gruppo è fondamentale per rendere al meglio. Rendere partecipi e dare responsabilità e importante perché non voglio focalizzarmi su tutto ed importante delegare alle persone che lavorano con me. Quando c’è un rapporto non solo lavorativo si rende di più”. Con questi ingredienti è tornato un Napoli stuzzicante, vivace e (quasi sempre) vincente. Nel primo grande trittico di gare stagionali servirà quella nota speziata per trovare l'alchimia del Napoli perfetto, quello visto contro Liverpool e Sassuolo è stato tanta roba ma servirà ancora qualcosa in più. E se la quadratura dovesse essere giusta, allora la strada verso la stella Michelin sarà un po' più in discesa per Chef Carlo.