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Napolimania: Ancelotti, tra Di Lorenzo e la competitività
COMPETITIVITÀ. Ancelotti non è Sarri: questo, con i pro (molti) ed i contro (che pur esistono). L'ex tecnico del Real Madrid è uno che immette nelle squadre un tasso di competitività molto alto, allevando i giocatori non ad un'ideale tattico ma ad un adattamento gara per gara per affrontare al meglio le singole partite. È così che si legge la vittoria del Napoli con una bassa percentuale di possesso palla a Bergamo contro l'Atalanta o le tante vittorie in casa con un'elevata occupazione in verticale della trequarti avversaria, sovvertendo i dettami sarriani: quelli che volevano una medesima impostazione in ogni gara. Carlo Ancelotti è un grande tecnico, ma non è uno con i poteri paranormali. Per alzare l'asticella, per portare il Napoli nelle condizioni di vincere certe gare decisive, allora è necessario aumentare la competitività di questa squadra. Il Napoli ha perso, nella prima annata di Ancelotti, tutti gli snodi chiave stagionali, sette sconfitte tra campionato, Champions ed Europa League. Don Carlo è ben consapevole di dover partire da lì: Di Lorenzo, senza star a discuterne la qualità, è pronto per certi palcoscenici? Il margine di incertezza esiste e ne è consapevole lo stesso Ancelotti. Perché è su quest'elemento che è nata la distanza, colmabile, con De Laurentiis negli ultimi tempi.