Napoli:| Piccolo con le grandi
Con le prime cinque squadre in classifica il Napoli ha strappato quasi un record: quindici punti persi in cinque partite, le due col Milan, una con Inter, Lazio e Udinese. In gergo calcistico si chiamano scontri diretti, e che siano stati per lo scudetto (con le milanesi) o per la zona Champions, hanno sentenziato sconfitte senza appello. Ogni gara ha una sua storia che per il Napoli ha avuto significati diversi. Dal timore di San Siro, alla superficialità della prestazione all'Olimpico e probabilmente all'eccesso di sicurezza con l'Udinese. Sia chiaro, fin qui il percorso della squadra di Mazzarri è stato al di sopra di ogni aspettativa, il gioco espresso nella maggior parte delle partite è stato apprezzato da tutta l'Italia del calcio, il carattere e le motivazioni di un gruppo solido hanno avuto la meglio su squadre pure blasonate (ma un po' in disgrazia) come Roma e Juventus.
Nessuno in casa Napoli ha mai sbandierato l'obiettivo massimo, l'innominabile scudetto è rimasto tale fino alla eliminazione dall'Europa League ad opera del Villarreal. Poi, quasi come strategia preventiva contro un'eventuale depressione post Madrigal, il tecnico toscano (sempre così attento a cosa dire, a come e quando dire) si era lasciato volutamente scappare: 'Per il campionato siamo in corsa anche noi, lo dicono i numeri'. Certo, quando sei a tre punti dalla prima in classifica e vai a sfidarla sul proprio campo, serve qualcosa in più di 'Forza ragazzi possiamo farcela'. Il pensare in grande, evidentemente, ha sortito effetto contrario. Ha riportato il Napoli e soprattutto Napoli con i piedi in terra, a giocare le undici finali che restano fino al termine della stagione per un onorevolissimo posto in Champions. Che andrà difeso con le unghie e con i denti.
C'è ancora la Lazio da sfidare al San Paolo e l'Udinese da contenere al Friuli: i punti, nel rush finale valgono doppi. Lo sa il Napoli, che mercoledì alla ripresa degli allenamenti, riguarderà sotto la lente di ingrandimento gli errori di San Siro, si guarderà negli occhi col proprio allenatore. Si ricompatterà, guai farsi travolgere dal contraccolpo psicologico della doppia sconfitta Vila-Real e Milan. Ancora per una domenica Mazzarri dovrà fare a meno di Lavezzi, qualcosa dovrà inventarsi per far sì che Cavani sia meglio assistito in area di rigore. Mascara, scelto a San Siro come sostituto del Pocho, è stata una scelta che non ha pagato. Fragile, l'ex catanese. In bambola, spaesato nel vortice del gioco: lui fa i gol, non sa far giocar la squadra. Zuniga, nei minuti finali, qualcosina in più aveva fatto per sostenere la spinta del Napoli che si scopriva senza logica. Un plauso va fatto alla difesa di questo Napoli da Champions: impeccabile, travolta solo dagli episodi. Ne ha presi tre a San Siro, ma ne ha evitati almeno altri tre: De Sanctis l'uomo in più di una buona squadra, con una buona rosa, che avrebbe potuto garantire il salto di qualità. Scudetto e Champions, tutto è ancora in gioco ma il Napoli ha già consegnato lo scettro alle milanesi.
(Corriere del Mezzogiorno - Edizione Campania)