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Napoli-Milan, cosa c'è dietro al risultato: provincialismo ambientale vs tradizione vincente
CONFRONTO - Questione di tradizione. Blasone. Storia. Arrivati a un certo punto il peso della maglia si sente, eccome. Il Milan è tornato in una semifinale di Champions a 16 anni dall'ultima volta, ma in generale è una delle società più importanti al mondo e in bacheca ha 7 Coppe dei Campioni/Champions League. Solo il Real Madrid ne ha vinte di più (14). Ancora? Con 11 finali è il secondo club ad averne giocate di più nella storia, insieme al Bayern Monaco; davanti ci sono sempre le Merengues a 17. Il Napoli era arrivato ai quarti di Champions per la prima volta nella storia.
LA MOSSA DELLA VIGILIA - Quindi, anche se l'esperienza internazionale dei giocatori in campo era più o meno simile - eccezione fatta per Giroud - a fare la differenze è stata (anche) la mentalità vincente della società. Dell'ambiente. Eppure la squadra di Spalletti aveva dimostrato di essere una delle migliori squadre europee: quattro gol al Liverpool, sei in due partite all'Ajax, miglior attacco della fase a gironi con 20 reti e altre cinque all'Eintracht Francoforte agli ottavi. I tifosi sognavano, e cantavano. Cantavano forte, fortissimo alla vigilia della gara contro il Milan. Una partita che i tifosi napoletani hanno 'preparato' a modo loro: la sera prima della partita più di 100 persone si sono piazzate sotto l'hotel dei rossoneri con l'obiettivo di non farli riposare in vista del big match. Cori, fischi, clacson e anche fuochi d'artificio, sperando di fare più rumore possibile. Non una grande strategia, al di là del risultato finale. Un provincialismo ambientale che rimpicciolisce il grande Napoli di Spalletti di fronte a un Milan he sorride e vola in semifinale di Champions. Con la mentalità di chi sa vincere.