Napoli, bravo Mazzarri:| Sei l'artefice di un sogno
Il piccolo grande Napoli regge benissimo anche all'assenza di Cavani e soprattutto alla pressione dell'ambiente: la prova è la partita di ieri a Bologna. Lo stress è da tempo divenuto una formula abusata, ma non lo si può liquidare con sufficienza. Nello sport, consiste nella difficoltà di reggere con la testa le fatiche agonistiche. È una sensazione che non si estingue affatto coi novanta minuti della partita. È il resto della settimana calcistica che ti tiene sulla graticola e ti fa pensare all'impegno successivo.
Tutto questo non fiacca le energie d'una squadra pronta all'ultimo sprint e d'un uomo al comando di essa: Walter Mazzarri. Già, è Mazzarri l'artefice magico, il grande motivatore di questo gruppo d'attacco e d'avventura, il fiero antagonista dei suoi nemici, l'imbonitore d'una piazza complicata, lo stratega pragmatico. Ieri ha scelto Mascara e non Zuniga appena ha saputo che il Bologna schierava un'inedita difesa a tre. I modi con cui di volta in volta Mazzarri è stato definito (fanatico, polemico, antipatico) suonano cattivi e taglienti ma, nel contempo, descrivono il suo darsi totale, senza riserve, al calcio. Vedere cassette su cassette, studiare allenamenti, motivare i giocatori, volerli sul campo intensi e corti e solidali, tutti convinti della cultura e dell'efficacia del lavoro, martellarli anche per una rimessa laterale sprecata.
La vera svolta, nella sua carriera e nella breve ancorché gloriosa vita del Napoli dell'era De Laurentiis, è avvenuta quest'anno, alla vigilia dell'incontro con lo Steaua in Europa League. Nella circostanza l'allenatore toscano cambiò mezza squadra perché un tecnico dev'essere anche un maestro. Addio piume, avanti con gli operai specializzati. Nella memoria Mazzarri è giovane, ancora fresco. Forse lo stress si sentiva anche sulla panchina della Pistoiese o dell'Acireale; nel grande calcio, quello che atterra e suscita, dove veleggia da cinque stagioni, ha già imparato a domarlo. Qualche suo collega, quantunque più esperto, in sedi meno impegnative e con gratificazioni maggiori, ancora non c'è riuscito. Ciò gli va riconosciuto.
La grinta di quest'uomo deriva dalla convinzione, finalmente maturata, di rappresentare un elemento di novità nel panorama nazionale. L'accelerazione degli interessi, l'impennata dei club imbottiti di campioni, il peso dei colleghi di chiara fama e consolidato potere: tutto sembrerebbe congiurare contro di lui e la sua squadra. Invece oggi stravince il suo calcio che è a tratti bellissimo, grazie ad un raro impasto di umiltà e spavalderia e all'esasperazione nei ritmi e nella resistenza fisica. Bravo Mazzarri, quello che sta realizzando nei suoi primi anni napoletani resterà, comunque, indelebile nella memoria dei tifosi e della città.
(Il Mattino)