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    Napoli, la doccia fredda degli abbonamenti

    Napoli, la doccia fredda degli abbonamenti

    • G.S.

    Parlano i numeri: freddi, schematici, sintetici. Parlano e lasciano agli altri le riflessioni del caso, le supposizioni e la morale nascosta dietro ogni cifra. Il calo abbonamenti al San Paolo non fa più notizia perché è una vecchia abitudine che s’allontana dalle consuetudini del passato, quando la “tessera” allo stadio di Fuorigrotta era, per molti, obbligo morale al quale difficilmente sottrarsi. Ed avveniva a prescindere, prima di ogni campagna acquisti, al netto della categoria, degli obiettivi, dei (buoni) propositi della società di turno. Era un’abitudine, appunto, che abbracciava famiglie, amici, fidanzati. Oggi non lo è più.

    Come si legge sul “Roma”, alla base dei 5200 abbonamenti attualmente sottoscritti (lo scorso anno ne erano poco più di 6mila) è presente solo in parte la ribellione atavica alla tessera del tifoso. La gente preferisce pagare il biglietto di gara in gara perché lo stadio San Paolo non è più quello di una volta. Sono cambiati i tempi ma la struttura, fatiscente, è ferma da anni, coi suoi difetti e le criticità che poi son le stesse di sempre. I lavori promessi in estate tardano ad iniziare, i bagni non esistono, i sediolini (quelli rimasti) sono sporchi e all’esterno dello stadio è caos generale sia prima che dopo ogni partita. Una gara della durata di novanta minuti in realtà dura molto di più al lordo di traffico, giri a vuoto per il parcheggio (perennemente gestiti da abusivi) e chilometri a piedi per raggiungere l’impianto.

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