Napoli, dipendenti in cassa integrazione: scelta di De Laurentiis legittima, ma con tanti dubbi etici
Marco Giordano
La decisione è stata di quelle che lascia di sale, non per il periodo drammatico che si sta vivendo: quanto per la società che la mette in atto. Il Napoli che pone in cassa integrazione i propri dipendenti fa, inevitabilmente, notizia: primo club in Italia tra quelli di Serie A ad adottare questa decisione, con un inevitabile codazzo di riflessioni ed anche polemiche. La decisione di Aurelio De Laurentiis è stata uguale per tutte le compagini del gruppo FilmAuro: CIG per tutti coloro i quali hanno un contratto a tempo indeterminato non sportivo. È stata una scelta che fa seguito a quanto avvenuto in Inghilterra, con tanto di necessità di ritrattare per club gloriosi come il Liverpool o in Serie B come per lo Spezia. A pagare i dipendenti del Napoli sarà, per il momento, lo Stato Italiano: una decisione legittima, visto che si tratta di persone che da diverse settimane, materialmente, non possono svolgere il proprio lavoro, ma che pone un interrogativo. Un club di calcio che ha accumulato più di 100 milioni in riserve, che ha presentato un bilancio in attivo, che ho paga regolarmente tutti i suoi dipendenti fino a febbraio staccando assegni a tanti zeri deve avere la possibilità di accedere ad uno strumento che si riversa sulle tasche di tutti gli italiani? Inoltre, ci sono limiti e soglie per il pagamento degli stipendi studiato per chi ha paghe non alte. LE ALTRE - Possibile che il gesto di De Laurentiis sia quello di apripista, sia quello di colui il quale scrolla dalle spalle degli altri anche un pizzico di imbarazzo. Già si ipotizza che la Roma possa immaginare il ricorso alla CIG, anche altri club potrebbero prevedere le cinque settimane di copertura salariale condensate in questo strumento. Resta, sullo sfondo, quell'interrogativo etico, soprattutto in un momento del genere. Soprattutto quando non è stato ancora reso noto se e come ci saranno tagli anche ai stipendi percepiti dai dirigenti e dai membri dei Consigli di Amministrazione, come lo sono ADL e la sua famiglia in casa Napoli. In tal senso, si aspettano segnali per capire se anche nel calcio la solidarietà si fa a parole o solo sulle spalle degli altri.