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Napoli, l'ex Albiol: 'Ho fatto il tampone, è una guerra'
«Napoli manca anche a me, a mia moglie e ai miei figli: quando questo casino finirà, perché finirà, torneremo»
E invece è andata così. E’ andata che bisogna difendere se stessi e gli altri: surreale, vero?
«E’ incredibile quello che sta capitando, una cosa nuova per tutti. Un colpo durissimo: si vive male, con enorme tristezza e lontani dai familiari e dalle persone care. E si contano i morti, si combatte con la paura. Si piange».
Lei possiede una mascherina?
«No. Né io, né la mia famiglia. Ma siamo chiusi in casa, speriamo al sicuro, al contrario dei medici, degli infermieri e del personale sanitario che lavora senza sosta e combatte ogni giorno per aiutare tutti noi. Per recuperare i malati, per alleviare le sofferenze di chi sta male o addirittura malissimo. Dobbiamo aiutarli e sostenerli in ogni modo possibile. Bisogna restare uniti e, ripeto, soprattutto aspettare in casa che finisca questa specie di guerra biologica: è l’unico modo per dare una mano a loro e anche alle persone più anziane e maggiormente esposte ai rischi. Personalmente non vedo i miei genitori da un mese, ma stanno bene e mi basta questo»
Lei è stato sottoposto al test Covid-19?
«Sì, e sono risultato negativo».
Comincia a emergere ovunque, intanto, la questione stipendi. O meglio, del taglio degli ingaggi dei calciatori.
«Non so cosa accadrà, bisogna parlare con le società e arrivare a un accordo: è ovvio che i club perderanno soldi se non si concluderà la stagione, e così, considerando che dovremo stare fermi un bel po’, credo che la migliore soluzione sia accordarsi. Non immagino problemi: bisogna andare avanti insieme mano nella mano»
Conosce persone contagiate?
«Sì, ma per fortuna stanno abbastanza bene. Ho letto anche di Pepe, Reina, ma non l’ho ancora sentito».