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Napoli, l'Antimafia e i boss: 'Lavezzi non doveva andare alla Juve'
LAVEZZI E LA JUVE - "Risultano frequentazioni del vertice della società con i clan per acquietare la curva?", è stato quindi chiesto al sostituto procuratore. "Assolutamente no", è stata la risposta: "E sì, ci sono state indagini". Rispondendo alle domande dei parlamentari sulla spartizione delle curve, la pm della Dda di Napoli Parascandolo ha precisato che clan con "rapporti di buon vicinato se non di alleanza vanno allo stadio nella stessa curva. Clan rivali vanno in curve diverse. Che non significa avere controllo, in senso stretto, della curva. Andare in curva allo stadio non è pericoloso". Durante l'audizione la pm ha dichiarato che "è un dato notorio la divisione della tifoseria in base al territorio e, ahimè, ai gruppi camorristici". Nonostante questo ha ricordato come anni fa "l'intervento di Antonio Lo Russo ha permesso di esporre lo striscione a tutela di Lavezzi" per trattenerlo a Napoli, "in entrambe le curve in cambio della garanzia da parte del calciatore che non sarebbe andato a giocare in squadre italiane come la Juve, ma nel caso solo all'estero". Interrogato come collaboratore di giustizia, Lo Russo ha affermato di aver avuto un rapporto di amicizia con l'ex attaccante azzurro, a lui presentato da un amico ristoratore, "non certo come capo clan ma come capo ultrà". Ha anche parlato dell'esistenza tra i due di "utenze telefoniche dedicate" e "non ha mai parlato di fatti illeciti da parte di Lavezzi".