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    Napoli, Insigne su punizione alla Maradona: era tutto scritto. Che rammarico la partita con la Juve

    Napoli, Insigne su punizione alla Maradona: era tutto scritto. Che rammarico la partita con la Juve

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    E’ la notte di Napoli-Roma. E’ la notte d’una Roma che fa un passo indietro e d’un Napoli che dando addirittura quattro gol ai giallorossi rialza invece la testa e si ripropone alle zone nobili di questo campionato. Sì, ma non solo. E quando? Proprio nella notte dell’homenaje a Diego Maradona. Del ricordo e d’una commozione che da quattro giorni attraversano e segnano tutta la città. “Buona sera napoletani, sono molto felice di essere con voi”, disse quel 5 luglio dell’Ottantaquattro, quando mise per la prima volta piede al San Paolo. San Paolo ancora per tre o quattro settimane. Perché poi cambierà nome questo stadio. Si chiamerà “Stadio Diego Armando Maradona”, è ovvio. E’ naturale“Quando scesi le scale del tunnel per andare via mi tremavano le gambe proprio come quando avevo cominciato con il Boca”, raccontò poi tempo dopo Diego. Invece, giocando anche per lui, non hanno affatto tremato le gambe degli azzurri, in campo con una camiseta che, alla lontana, s’ispira a quella della Seleccion.

    Cinque luglio, quel giorno. E cinque luglio, ma dell’anno scorso, quando la Roma perse per l’ultima volta in campionato. Ancora qui, ancora a Napoli, seppure in Coppa Italia. Fu il giorno della svolta, perché dopo quella sconfitta Fonseca cambiò tutto, cominciando dalla difesa a tre. E così, attenta, tatticamente assai ordinata, raccolta, se si vuole, la Roma si ripresenta a Napoli riportando in campo Dzeko. Tutto normale, insomma, in casa Roma. Le novità stanno dall’altra parte. Le offre Gattuso, il quale, al di là dei numeri che caratterizzano i disegni in campo e assente ancora Osimhen, tira via un attaccante e porta sul prato un centrocampista in più. Cioè Zielinski. E non è poca cosa, perché il Napoli occupa il centrocampo e facendolo suo fa tre cose buone: non offre all’avversario superiorità là in mezzo, non soffre come sempre e non concede spazi per inserimenti e contropiedi. In verità, non è un avvio di gara di grandi giocate e grandi emozioni. Forse è la preoccupazione che vince sulla fantasia e spesso pure sulla geometria. Ma è evidente che c’è più preoccupazione in casa Roma che non dall’altra parte. Poi… poi la partita arriva alla mezz’ora. Mertens se ne va a sinistra, Ibanez  lo stende a mezzo metro dalla linea d’area e da sua zolla Insigne “pitta” una parabola maligna e precisa che s’infila in porta. Come se fosse tutto scritto: Napoli in vantaggio e il gol è del suo capitano, d’un napoletano che fa il verso un’altra volta a quella che era una delle specialità di casa Diego.   

    Roma sotto. Giusto così, per quello che racconta la partita. Pure perché, mentre Mertens si mangia un paio di gol più per mancanza di forza nel suo destro che per destrezza di Mirante, la Roma (che, non bastasse, perde prima Mancini, sostituito da Juan Jesus e all’inizio del secondo tempo anche Veretout che lascia a Villar)  non è quella di sempre. Dzeko, si vede, è giù di corda per il virus; alle sue spalle, strano, Pedro e Mkhitaryan raramente “vedono” il pallone e pure la difesa non è senza errori. La Roma che non t’aspetti, insomma, mentre il Napoli si ricompatta attorno a quel quattro-tre-tre che, chissà perché, Gattuso aveva ripudiato dopo la prima a Parma per fantasticare d’un impossibile Napoli a quattro-punte-quattro. Invece, stavolta, a differenza della sciagurata partita contro il Milan, il Napoli non porta professorini in campo, ma solo combattenti. Un Napoli che ricomincia il secondo tempo così come aveva chiuso il primo: comandando la partita e sprecando altre occasioni per togliere il risultato dalla precarietà. Ma Lozano, appena ricominciata la partita, si fa parare il destro da Mirante, ignorando Zielinski tutto solo. E’ il solito viziaccio degli azzurri, grandi costruttori d’occasioni, ma poi cecchini dal piede spesso incerto.

    E la Roma? Beh, la Roma continua a far calcio con fatica. Però guadagna campo. Però commette meno errori. Però muove palla con più rapidità e favorita anche da qualche incertezza azzurra nelle uscite, finalmente guadagna qualche calcio franco dalla bandierina, ma senza mai dare a Meret grandi pensieri. E, comunque, mentre la Roma spera di recuperare, il Napoli passa un’altra volta ed è la fine.  Insigne pesca Fabian al limite dell’area e lo spagnolo di precisione assai più che di forza, gela Mirante per la seconda volta. Un doppio vantaggio che è una prima sintesi d’una serata storta d’una Roma stranamente assai annebbiata e d’un Napoli, invece, che lontano da stranezze tattiche e fantasie d’attacco ritrova equilibrio e compattezza.

    Fonseca si danna a bordo campo. Prova con Perez al posto di Dzeko atleticamente ancora non a posto, ma più d’un tiraccio di Pellegrini da lontano non rimedia. Così cambia ancora: fuori Pellegrini e in campo Mayoral, ma non è serata. Gattuso risponde con Politano per Lozano ed Elmas per Zielinski ed ha ragione lui. Proprio i nuovi entrati, infatti, (79’) confezionano un attacco e un tiro che Mirante colpevolmente non trattiene, con Mertens in agguato per far gol. Il terzo gol d’una notte da non dimenticare. Partita sul velluto, insomma, per gli azzurri che nel finale fanno pure poker con Politano che s’inventa straordinario slalomista nell’area della Roma. Per la Roma è la prima sconfitta in campo. Una serataccia che frena ma non compromette la sua corsa verso l’alto, ma che probabilmente obbligherà Fonseca a qualche riflessione. Un successo, invece, che in casa Napoli ha un gran significato nella notte dedicata a Diego, sorridente e compiaciuto sui tabelloni del “suo” stadio. Il Napoli, infatti, si riscopre all’improvviso assai competitivo e che deve solo rammaricarsi per quella partita non giocata con la Juve, che gli è costata anche la penalizzazione. E ora? Beh, ora sono fatti di Gattuso. Tornerà al sua idea del centrocampo a due che tanti danni ha procurato, oppure ribadirà un centrocampo a tre? Se così, magari non sempre, dovrà avere il coraggio di tenere fuori un attaccante.

    Un’ultima cosa: che notte sarebbe stata se allo stadio “Diego Armando Maradona”  ci fossero stati anche i tifosi?   

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    IL TABELLINO

    Napoli-Roma 4-0 (1-0 primo tempo)

    Marcatori: 30' p.t. Insigne (N), 19' s.t. Fabián Ruiz (N), 36' s.t. Mertens (N), 41' s.t. Politano (N).

    Assist: 19' s.t. Insigne (N).

    Napoli (4-1-4-1): Meret; Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Mario Rui; Demme (38' s.t. Lobotka); Lozano (22' s.t. Politano), Fabián Ruiz, Zielinski (32' s.t. Elmas), Insigne; Mertens (39' s.t. Petagna). All. Gattuso.

    Roma (3-4-2-1): Mirante; Mancini (38' p.t. J.Jesus), Cristante, Ibanez; Karsdorp, Veretout (1' s.t. Villar), Pellegrini (34' s.t. Mayoral), Spinazzola; Pedro, Mkhitaryan; Dzeko (26' s.t. Carles Perez). All. Fonseca.

    Arbitro: Di Bello di Brindisi.

    Ammoniti: 29' p.t. Ibanez (R), 32' p.t. Di Lorenzo (N), 32' s.t. Cristante (R).

    Espulsi: -

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