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Napoli, è Conte la grande tentazione di De Laurentiis: come rilancerebbe Osimhen e Kvaratskhelia?
Antonio Conte. Obiettivo, suggestione, sogno. Ognuna di queste parole può tranquillamente essere accostata al profilo dell’ex allenatore di Juventus ed Inter, nonché ex ct della Nazionale, quando in casa Napoli sono in corso delle serie valutazioni sull’esonero di Rudi Garcia e la possibilità di ripartire da un nome di fortissimo impatto per la piazza campione d’Italia in carica. De Laurentiis sa che la stagione può subire una svolta decisa soltanto in presenza di un tecnico di valore riconosciuto e di accompagnato da un carisma all’altezza della difficoltà del compito e soprattutto delle aspettative.
SA SUBENTRARE - Inevitabilmente innalzate dalla conquista dell’ultimo tricolore e dal lavoro enorme svolto da Spalletti per trasformare un gruppo di buonissima qualità in un organico in grado di imporsi stabilmente tra le migliori squadre nel panorama italiano e pure europeo, col raggiungimento del primo storico quarto di finale di Champions ed un gioco che si è guadagnato le prime pagine dei quotidiani stranieri. Antonio Conte è Antonio Conte, un allenatore di livello molto alto e dai costi tutti da approfondire (al Tottenham percepiva 17 milioni di euro a stagione), oltre ad essere un professionista abituato ad essere molto esigente con la sua società. Un professionista che chiede tutto a se stesso prima di applicare la stessa rigida disciplina a chi lavora con lui e che soprattutto non è abituato a raccogliere in corsa delle squadre costruite secondo dinamiche differenti rispetto al suo modo di pensare calcio. Non abituato non significa che possa farlo, o per meglio dire a rifarlo, visto che anche la sua ultima esperienza al Tottenham lo vide prendere il posto di Mourinho nel novembre 2021 e chiudere quella stagione con un quarto posto (e la conseguente qualificazione alla Champions League) strappato in rimonta e all’ultima giornata all’Arsenal.
NON SOLO 3-5-2 - A proposito: lavorando ad oggi di immaginazione il Napoli attuale come si adatterebbe alla filosofia di gioco del tecnico salentino? Da tempo ormai il classico 3-5-2 che ha accompagnato per tutta (o quasi) la carriera di Conte non è più un dogma. Già ai tempi del Chelsea e successivamente nell’altra avventura in Premier League con gli Spurs, a livello di disposizione offensiva ha saputo dimostrare una certa elasticità nell’adattarsi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, optando per un 3-4-3 o 3-4-2-1 (Hazard e Willian in appoggio a Diego Costa prima, Son e Kulusevski dietro a Kane poi) a seconda delle situazioni. E poi non va dimenticato come le prime esperienze del Conte allenatore - Arezzo, Bari, Atalanta e poi Siena - avevano mostrato una vocazione ad un calcio più d’attacco e all’utilizzo di un 4-4-2 che prendeva spunto dal lavoro svolto soprattutto in Puglia da Ventura. Persino i mesi iniziali del suo primo anno alla Juventus, chiuso con la conquista di uno scudetto soffiato al Milan di Allegri, furono caratterizzati dall’impiego di un sistema di gioco più spregiudicato che contemplava la presenza di due esterni di spinta come Krasic e Pepe.
IL NAPOLI DI ANTONIO - Fu il successivo passaggio al 3-5-2 e alla nascita della BBC con Barzagli, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon a rappresentare la svolta che avrebbe consentito di far emergere le qualità di esterni a tutta fascia di Lichtsteiner ed Estigarriba, oltre ad un centrocampo di quantità e di qualità come quello formato da Pirlo, Marchisio e Vidal. Il Napoli attuale è una squadra costruita su misura per l’attuale 4-3-3, per sfruttare appieno il potenziale di un giocatore bravissimo ad attaccare, da solo, la profondità come Osimhen e due ali vecchio stampo come Kvaratskhelia e Politano. Ma con interpreti assolutamente adatti per cambiare parzialmente disposizione, nell’ottica di ritrovare una compattezza difensiva che oggi non c’è più (sono 9 i gol incassati sotto la gestione Garcia, in campionato, più i 4 arrivati nelle prime due gare di Champions). Ostigard, Juan Jesus, Rrahmani hanno già giocato con la linea a tre nelle loro precedenti esperienze e lo stesso Natan, centrale rapido ma ancora a secco di esperienza in Serie A, ne potrebbe beneficiare; senza contare che Di Lorenzo e uno tra Mario Rui o Oliveira avrebbero le caratteristiche per coprire tutta la corsia. La sostanziale novità sarebbe rappresentata dalla possibile esclusione di un centrocampista per mantenere un terzetto d’attacco che funziona e che si conosce alla perfezione. Un 3-4-3 così disposto, per esempio: Meret; Rrahmani, Juan Jesus (Ostigard), Natan; Di Lorenzo, Lobotka, Zielinski, Mario Rui (Oliveira); Politano, Osimhen, Kvaratskhelia.
Obiettivo, suggestione, sogno. Antonio Conte è una primissima scelta per De Laurentiis qualora il Napoli si convincesse a dare il benservito a Rudi Garcia. Non è facile, ma si può fare.
SA SUBENTRARE - Inevitabilmente innalzate dalla conquista dell’ultimo tricolore e dal lavoro enorme svolto da Spalletti per trasformare un gruppo di buonissima qualità in un organico in grado di imporsi stabilmente tra le migliori squadre nel panorama italiano e pure europeo, col raggiungimento del primo storico quarto di finale di Champions ed un gioco che si è guadagnato le prime pagine dei quotidiani stranieri. Antonio Conte è Antonio Conte, un allenatore di livello molto alto e dai costi tutti da approfondire (al Tottenham percepiva 17 milioni di euro a stagione), oltre ad essere un professionista abituato ad essere molto esigente con la sua società. Un professionista che chiede tutto a se stesso prima di applicare la stessa rigida disciplina a chi lavora con lui e che soprattutto non è abituato a raccogliere in corsa delle squadre costruite secondo dinamiche differenti rispetto al suo modo di pensare calcio. Non abituato non significa che possa farlo, o per meglio dire a rifarlo, visto che anche la sua ultima esperienza al Tottenham lo vide prendere il posto di Mourinho nel novembre 2021 e chiudere quella stagione con un quarto posto (e la conseguente qualificazione alla Champions League) strappato in rimonta e all’ultima giornata all’Arsenal.
NON SOLO 3-5-2 - A proposito: lavorando ad oggi di immaginazione il Napoli attuale come si adatterebbe alla filosofia di gioco del tecnico salentino? Da tempo ormai il classico 3-5-2 che ha accompagnato per tutta (o quasi) la carriera di Conte non è più un dogma. Già ai tempi del Chelsea e successivamente nell’altra avventura in Premier League con gli Spurs, a livello di disposizione offensiva ha saputo dimostrare una certa elasticità nell’adattarsi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, optando per un 3-4-3 o 3-4-2-1 (Hazard e Willian in appoggio a Diego Costa prima, Son e Kulusevski dietro a Kane poi) a seconda delle situazioni. E poi non va dimenticato come le prime esperienze del Conte allenatore - Arezzo, Bari, Atalanta e poi Siena - avevano mostrato una vocazione ad un calcio più d’attacco e all’utilizzo di un 4-4-2 che prendeva spunto dal lavoro svolto soprattutto in Puglia da Ventura. Persino i mesi iniziali del suo primo anno alla Juventus, chiuso con la conquista di uno scudetto soffiato al Milan di Allegri, furono caratterizzati dall’impiego di un sistema di gioco più spregiudicato che contemplava la presenza di due esterni di spinta come Krasic e Pepe.
IL NAPOLI DI ANTONIO - Fu il successivo passaggio al 3-5-2 e alla nascita della BBC con Barzagli, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon a rappresentare la svolta che avrebbe consentito di far emergere le qualità di esterni a tutta fascia di Lichtsteiner ed Estigarriba, oltre ad un centrocampo di quantità e di qualità come quello formato da Pirlo, Marchisio e Vidal. Il Napoli attuale è una squadra costruita su misura per l’attuale 4-3-3, per sfruttare appieno il potenziale di un giocatore bravissimo ad attaccare, da solo, la profondità come Osimhen e due ali vecchio stampo come Kvaratskhelia e Politano. Ma con interpreti assolutamente adatti per cambiare parzialmente disposizione, nell’ottica di ritrovare una compattezza difensiva che oggi non c’è più (sono 9 i gol incassati sotto la gestione Garcia, in campionato, più i 4 arrivati nelle prime due gare di Champions). Ostigard, Juan Jesus, Rrahmani hanno già giocato con la linea a tre nelle loro precedenti esperienze e lo stesso Natan, centrale rapido ma ancora a secco di esperienza in Serie A, ne potrebbe beneficiare; senza contare che Di Lorenzo e uno tra Mario Rui o Oliveira avrebbero le caratteristiche per coprire tutta la corsia. La sostanziale novità sarebbe rappresentata dalla possibile esclusione di un centrocampista per mantenere un terzetto d’attacco che funziona e che si conosce alla perfezione. Un 3-4-3 così disposto, per esempio: Meret; Rrahmani, Juan Jesus (Ostigard), Natan; Di Lorenzo, Lobotka, Zielinski, Mario Rui (Oliveira); Politano, Osimhen, Kvaratskhelia.
Obiettivo, suggestione, sogno. Antonio Conte è una primissima scelta per De Laurentiis qualora il Napoli si convincesse a dare il benservito a Rudi Garcia. Non è facile, ma si può fare.