Napoli, disabile umiliato dagli steward del San Paolo
Così mi sono un po’ alterato. Lui ha detto di essere un poliziotto e mi ha chiesto i documenti. Non potevo tollerare tutto questo davanti a mia figlia, non ce l’ho fatta più e sono scoppiato a piangere. E anche lei, era molto spaventata. Sono intervenuti per prendere le mie difese anche due amici beneventani che ho incontrato lì per caso: l’avvocato Fabio Pannone e il presidente del mio ordine, io sono un commercialista, Fabrizio Russo. Ma senza risultato. Sono uscito fuori, volevo andar via. Quand’ero già vicino alla macchina — prosegue il racconto Medici — mi hanno raggiunti Pannone e una poliziotta che mi ha restituito i documenti: mi hanno invitato a calmarmi, smettere di piangere e a rientrare.
Non volevo, ma alla fine sono tornato indietro. Sono entrato e quando mi sono seduto mi hanno portato via le stampelle: non potevo crederci, non potevo più muovermi. Sono stato altre volte al San Paolo, a Milano e a Benevento: mai hanno fatto storie del genere. Ora non penso andrò mai più allo stadio. Soprattutto non avrò mai più il coraggio di portarci mia figlia. Non si può essere mortificati così"