AFP/Getty Images
Napoli, cose da pazzi: senza Insigne e Mertens, lo scienziato Ancelotti si fa male da solo
Clamoroso. Incredibile. E rischioso per una squadra già arrivata in Belgio in confusione. Roba da solidarietà scritta per entrambi. Cose da pazzi, sì: Insigne fuori per non scontentare Younes che in tribuna c’era andato contro il Liverpool e fuori pure lui, 'Ciruzzo', il più in forma della squadra mortificato a casa sua, davanti a quei settantadue tra parenti e amici arrivati allo stadio orgogliosi e speranzosi di vedergli fare il gol acchiappa-Maradona e che invece devono aspettare quasi un’ora per rivederlo coi panni del protagonista. Fuori, diciamo così, due icone della squadra, due giovanotti capaci comunque d’inventarsi una giocata buona e dentro Elmas a centrocampo (con Fabian messo a sinistra ma con licenza d’accentrarsi) e davanti Milik e Lozano che poco si conoscono e poco si riconoscono sul campo. E, infatti, mentre uno, Lozano, sparisce in fretta dalla gara, l’altro, Milik, nel primo tempo si mangia almeno due o tre gol facili facili.
Scriteriata, oltre che sbagliata, la scelta di Ancelotti di rinunciare a Insigne e Mertens. E pure inutile. E dannosa perché la squadra non ne ricava proprio niente. No, non è il Napoli del secondo tempo contro il Brescia, questo no, ma è molle nelle gambe e ritardato nelle idee, nel gioco, persino nella voglia di mettere praticamente già al sicuro il passaggio del turno in questa Champions. Cosa che vuol dire non solo prestigio, ma anche un mucchio di danaro. Insomma, il Napoli non va. Certo, centra un palo con Callejon (15’), una mezza traversa con Milik (26’) e impreca ancora quando Hrosovsky sulla riga salva il Genk, ma è comunque poca roba. Anche perché il Genk - che dal Salisburgo nella prima di Coppa ne aveva presi sei - si dà coraggio. E attacca. E a tratti mette addirittura il Napoli alle corde. Tant’è che Meret deve superarsi due o tre volte per evitare al Napoli il tracollo: su Hrosovsky (19’), su Samatta (33’) e poi su Berge (43’). Un Napolaccio, insomma. Altro che riscatto. Altro che sacro furore di Champions. No, le cose azzurre restano ancora oscure e complicate. Per giunta poco dopo la mezz’ora s’acciacca pure Mario Rui e poiché un altro sinistro Ancelotti non ce l’ha (pure Ghoulam, infatti, sta in tribuna) deve entrare Malcuit. Prima a sinistra, poi, nel secondo tempo a destra con Di Lorenzo che va dall’altra parte. Non fanno male i due terzini, ma è più avanti che il Napoli fa acqua. E a questo punto Ancelotti non può più far finta di non vedere e non capire. Non vuole (ancora) smentirsi da solo e quindi (58’) richiama Elmas e fa spazio a 'Ciro' e più tardi (72’) finalmente richiama lo sprecone Milik per aggrapparsi anche a Llorente. Come dire: scusate, le scelte le ho sbagliate. E meno male che a cinque minuti dalla fine il giovane Hagi si mangia un gol che sembrava fatto. Altrimenti per il Napoli - e anche per il suo allenatore - sarebbero stati guai assai più seri.
IL TABELLINO
Genk (4-2-3-1): Coucke; Maehle, Cuesta, Lucumí, Uronen; Berge, Hrosovsky; Bongonda, Hagi (46' st Heynen), Ito; Samatta (44' st Paintsil). A disp.: Vandevoordt, De Norre, Wouters, Dewaest, Onuachu. All. Mazzu
Napoli (4-4-2): Meret, Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Mario Rui (34' pt Malcuit), Callejon, Allan, Elmas (13' st Mertens), Fabian, Lozano, Milik (27' st Llorente). A disp.: Ospina, Luperto, Younes, Zielinski. All. Ancelotti
Arbitro: Kovacs (ROM)
Ammoniti: 5' st Ito, 20' st Milik, 33' st Fabian