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    Napoli, chi attacca Garcia non sa di calcio: è Osimhen che deve scusarsi

    Napoli, chi attacca Garcia non sa di calcio: è Osimhen che deve scusarsi

    • Giancarlo Padovan
    Questa volta Garcia non c’entra. E chi gli dà addosso per i cambi (Elmas per Kvaratskhelia al 76’ e Simeone per Osimhen all’86’) o non sa di calcio o non ha visto la partita. Osimhen, per esempio, uscito contrariato e gesticolante nei confronti dell’allenatore, dovrebbe solo scusarsi con lui e con i compagni per aver sbagliato, in modo grossolano, il calcio di rigore che avrebbe consegnato i tre
    punti agli azzurri, consentito di agganciare la Juventus, regalato un quarto posto, seppur alla pari, a meno cinque dall’Inter. All’inizio (4’) il nigeriano ha colpito un palo, ma dopo non si è visto più, anticipato, contrato, respinto da una difesa compatta ma non irresistibile.

    Contro un Bologna, che ha tirato una sola volta nello specchio della porta (74’, Zirkzee, bravissimo Meret a deviare in angolo all’altezza del primo palo), bisognava fare di più. Ma onestamente il Napoli avrebbe meritato la vittoria solo per quanto prodotto nel primo tempo. Al palo di Osimhen, (sulla ribattuta del quale Kvaratskhelia ha messo fuori), è seguito un tiro centrale del georgiano e
    un altro, di un soffio alto, eseguito da Raspadori.

    La partita - è bene ribadirlo - l’ha fatta sempre il Napoli (anche nella ripresa una conclusione di Kvaratskhelia e una di Osimhen in diagonale), ma il Bologna non ha fatto né catenaccio, né si è difeso abbassando i reparti. Anzi, ogni volta che riconquistava palla, articolava sapienti palleggi in triangolo, tesi ad uscire dalle linee avversarie senza sporcarsi le scarpe. L’operazione è riuscita spesso anche se la manovra finiva per incagliarsi sulla trequarti per mancanza di una punta che
    attaccasse la profondità o di un compagno che sapesse dialogare con i sapienti movimenti di Zirkzee.

    In questo modo anche il pressing, peraltro piuttosto morbido, del Napoli, è stato sistematicamente saltato, con gli uomini di Garcia che si vedevano costretti a ripartire ogni volta dalla difesa. Questa volta il gioco è stato meno approssimativo. E’ calata la percentuale di palloni buttati, lungo le corsie si è lavorato con alacrità, Zielinksi è stato il migliore del centrocampo (sua l’imbeccata per Kvaratskhelia da cui nasce il rigore per fallo di mano di Calafiori), il baricentro della squadra è stato sempre alto e, soprattutto, l’esordio di Natan, in coppia con Ostigard, è andato bene. Tuttavia, se in partite come questa, il Napoli non riesce a creare tante occasioni da rete è indispensabile che su quelle decisive i più bravi non sbaglino: Osimhen ha poco da reclamare, se la sua squadra perde altri due punti, la colpa è solo sua.

    Ecco perché, dopo una sconfitta (Lazio) e due pareggi esterni consecutivi (Genova e Bologna), con l’Udinese bisogna tornare a vincere. L’Inter (ora a più sette) non si fermerà con il Sassuolo e certi vantaggi (di calendario e di classifica) rischiano di frustrare le inseguitrici (non solo il Napoli). Siamo solo all’inizio, però bisogna svoltare. Altrimenti cresceranno rimpianto e ansia: al di là dello scudetto, bisogna almeno finire nelle prime quattro.

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