Napoli, caso Lavezzi:| Come è facile creare odio
Più che giusta, la squalifica di Lavezzi e Rosi era prevista. Ma ha creato uno scontro fra tifosi, giornali, televisioni prima che il giudice Giampaolo Tosel emettesse ieri il verdetto. Farà ancora discutere. La giustizia sportiva come quella penale ormai divide tutti su tutto. Perché occupa un tribunale parallelo: la tv. L'accorata arringa di alcuni opinionisti, tra questi l'ex arbitro Graziano Cesari, ha lenito le ansie di molti tifosi del Napoli. Ha deviato però il dibattito verso vittimismi arcaici, sospetti di congiura, false attese.
La squalifica era inevitabile. L'arbitro non ha visto gli sputi tra Rosi e Lavezzi. Avrebbe altrimenti espulso i due per 'condotta violenta'. Li ha invece ammoniti, per 'reciproche scorrettezze'. Una violazione più blanda. L'arbitro Bergonzi aveva due strade: confermare di non aver visto bene la scena, spingendo il giudice a valutare la prova tv. Oppure, confessare di aver punito con il solo cartellino giallo gli sputi. Come dire: chiudo qui la carriera. Non per motivi etici, ma per evitare rischi di contagio, sullo sputo è inflessibile l'International Board della Fifa: fondata a Londra, dal 1886 otto parrucconi hanno il potere di modificare le norme del calcio nel mondo. Tutte, dalla violenza al fuorigioco.
Squalifica prevista, quindi. Si può discuterla: solo perché non gradua le responsabilità. Tra Rosi che provoca e Lavezzi che reagisce. I potenti insegnano però che nei processi ci si difende infangando il magistrato, ipotizzando complotti, sospettando fazioni e oscuri interessi. Il calcio è un pezzo di Italia, certo. Ne deriva anche qui lo scontro. Una parte si scaglia contro Lavezzi, ricordando persino scene di bullismo notturno. L'altra replica sostenendo che si vuole eliminare Lavezzi da Milan-Napoli, giocatore influente in una sfida scudetto. Siamo alle solite. Milan contro Napoli, tifosi contro tifosi, Nord contro Sud: basta vedere tv e siti web. Come dal nulla ci si può odiare.
Mazzarri, pur attenuando la colpa del suo giocatore 'che ha reagito', sabato sera non ha nascosto nulla. Gli fa onore la sua lealtà. È una faccia pulita del calcio e del nuovo Napoli. Lavezzi invece rifletta. E dimentichi per un po' la maglia di Maradona. Diego, campione tra i campioni, gli sia d'esempio. Non convince la tesi di Marco Fassone sulla traiettoria dello sputo. Meglio puntare sulla scarsa chiarezza delle immagini. Il ricorso è previsto dalla giustizia. Non lo sono vittimismi e sospetti.
(La Repubblica - Edizione Napoli)