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  • Potenza Juve, Zeman senza Roma, Napoli cinico, Inter e Lazio mine vaganti

    Potenza Juve, Zeman senza Roma, Napoli cinico, Inter e Lazio mine vaganti



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    La Juve schiaccia Zeman, ma il Napoli non la molla. Mentre
    i tifosi della capolista (45 partite utili consecutive in campionato)
    gongolano per avere visto la loro squadra demolire il Grande Rivale,
    a Roma è durissimo il processo al boemo. "Non sono rimasto qui,
    rinunciando al City, per fare figuracce del genere. Non abbiamo
    un gioco e per favore non  parlateni più di scudetto", ha sbottato De Rossi. Ha detto la verità.
     
    Zeman è tornato nella capitale dopo 13 anni, ma non ha cambiato
    le sue idee sul gioco. Una coerenza ammirevole che, però, si è schiantata
    contro la potenza juventina: difesa altissima, attaccanti che non tornano,
    centrali sistematicamente presi in mezzo dal centrocampo di Conte che
    esalta Marchisio, in questo momento il più forte del mondo nel suo ruolo.
    O Zeman cambia o i suoi lo seguono o sarà la Roma a cambiare presto guida.
     
    La sesta giornata ha ufficialmente insediato il Napoli nel ruolo primi rivali dei Campioni.
    Nulla è impossibile, con questo Cavani (73 gol in 102 partite con i partenopei,
    ventisettesimo centro nell'anno solare). Anche quando Mazzarri si regala
    l'ennesima sceneggiata anti-arbitrale: ma piantarla una buona volta, no?
     
    La Samp recrimina sul rigore decisivo concesso ai rivali e non ha torto: il fallo di Gastaldello comincia fuori area per un nonnulla e poi, Ferrara non aveva né Maxi Lopez né Pozzi. Ma la sua squadra
    pratica un bel calcio e merita quei 10  punti. E' il Napoli ad avere cambiato passo: +6 rispetto
    a un anno fa, solo 2 gol subiti in 6 incontri e il fenomeno uruguaiano
    leader incontrastato dopo la cessione di Lavezzi.
    Già, Lavezzi: chi era costui? De Laurentiis guarda Insigne e ne ha
    ben donde.
     
     La Lazio rialza la testa e condivide il ruolo di terza forza con l'Inter, alla
    buon'ora capace di infrangere il tabù San Siro. Ma, anche se ha perso, la Fiorentina
    conferma tutto ciò che di buono aveva mostrato martedì scorso, frenando la corsa
    della Juve. Se Montella avesse una punta da 15-20 gol, sarebbe da scudetto. Stramaccioni, invece, si gode Milito e Cassano. Antonio continua a segnare gol pesanti e a dettare assist deliziosi: avanti così e tornerà in Nazionale.
     
     

    Respira il Milan. A Parma è scampato alla sconfitta che gli uomini
    di Donadoni hanno rischiato di infliggere ai rossoneri, confermando
    l'ottimo lavoro del tecnico bergamasco. El Shaarawy, 4 gol nelle ultime
    3 gare, tiene a galla un gruppo senza leader e tutto da costruire.
    Se Berluscni e Galliani lasciano lavorare in pace Allegri, il Milan ce la
    può fare. Ma sarà dura.
     
     
    Insieme con Gilardino (ha solo 30 anni, ma è arrivato a 151 gol in A
    e, se continua a giocare così per il Bologna, torna in Nazionale),
    i momenti di gloria investono piacevolmente Fabrizio Miccoli.
     
    Quarantuno metri e due centimetri sono la distanza dalla quale
    il capitano del Palermo ha segnato il gol più bello della sua carriera, rianimando
    la sua squadra e salvando la panchina di Gasperini. Il quale, a Bergamo,
    otto giorni fa, l'aveva degradato a panchinaro.
     
     Miccoli è in scadenza di contratto, gioca in Sicilia da sei anni, ha firmato 76 gol in 156 gare
    disputate con i rosanero e, se non li salva lui, non li salva più nessuno.
    Anche perchè in coda sta succedendo di tutto: il Pescara(7 punti nelle ultime
    3 gare)  affonda il Cagliari a Is Arenas (ma non era inagibile sino a una settimana fa?) e
    il Chievo registra la quinta sconfitta consecutiva, il Siena è caduto in
    casa della Lazio e, come sapete, a Bergamo è successo il finimondo.
    Ma quegli applausi dei tifosi nerazzurri alla squadra travolta dal Toro
    sono un segno di civiltà sportiva che merita un grande applauso.
     
    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

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