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    Napoli anima di Conte, addio alla Juventus che non perdeva mai: il rischio per Motta è battere tutti i record negativi

    Napoli anima di Conte, addio alla Juventus che non perdeva mai: il rischio per Motta è battere tutti i record negativi

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini



    Grande Napoli “anema e core”, l’anima di Antonio Conte e il cuore della squadra che si esalta nel momento di difficoltà ed esulta perfino per una scivolata di Politano. Segno che le partite si vincono anche - soprattutto - nelle difficoltà. Lukaku e compagni ci sono riusciti dopo aver assistito alla bella accademia della Juve nel primo tempo. Poi, nulla. Solo Conte, niente Motta. Tanto Napoli, poca Juve.

    Il distacco in classifica parla chiaro. E ai bianconeri crolla addosso anche il sorriso assai pubblicizzato della squadra che non perde mai. I punti di distacco dal vertice sono già 16, dopo appena un girone e un pezzetto. Altro che record di gioventù, ingaggi e sostenibilità: la Juve di quest’anno rischia di battere i record negativi di punti e posizione in classifica!

    Eppure, grazie a pressing difensivo e velocità d’azione in ripartenza, la Juventus del primo tempo era stata impressionante per efficacia e bellezza, con Thiago Motta che aveva schermato i due riferimenti centrali di Conte: sia Lobotka che Lukaku. Uno più inesistente dell’altro, per 45 minuti. Poi è cambiato tutto. Non all’improvviso, anzi. Con un tempo preciso, il quarto d’ora dell’intervallo in cui il Napoli ha cambiato atteggiamento e la Juve è rimasta a guardare.

    Pagelle in ordine di apparizione. Di Gregorio bravo ma un po’ “leggero” con i piedi, McKennie guardingo su Neres a destra e Cambiaso sofferente su Politano a sinistra; in mezzo cerniera solita Gatti-Kalulu, con il supporto di Locatelli che (come contro il Milan in Supercoppa italiana) rovina una prestazione sufficiente con l’entrata sciagurata del rigore. Dopo aver vinto il confronto della corsa con Anguissa nel primo tempo, Thuram l’ha straperso nella ripresa. Koopmeiners è invece riuscito nell’impresa di straperdere i duelli con McTominay per tutta la partita. In avanti Yildiz piacevole anche se frastornato dal miracolo di Meret dopo cinque minuti. Nico Gonzalez più opaco del solito. E infine Kolo Muani schierato non a sorpresa al posto di Vlahovic. Dopo tre allenamenti e appena sei palloni toccati, il francese aveva incorniciato l’ottimo primo tempo bianconero con un bel gol in giravolta “alla Trezeguet”. Poi è sparito anche lui nella ripresa. Come tutti. Come i subentrati, tra l’altro con cambi al solito difficili da comprendere. Mbangula e Savona i primi entrati: due pulcini nella bolgia del “Diego Armando Maradona”. Mah…

    E Vlahovic? Aiuto, si salvi chi può! Ha giocato un quarto d’ora, recupero compreso. E non ha mai (MAI) toccato il pallone. D’accordo che forse non se l’è nemmeno cercato, ma significa che nella fase finale della partita la Juve non è mai riuscita ad affacciarsi né in prossimità del serbo né verso la porta di Meret. Triste, per Thiago Motta. Tristissimo anche il pensiero che, sotto 2-1, almeno poteva tentare due punte: Kolo Muani e Vlahovic, esistono tante squadre in Europa che hanno due attaccanti così? No.

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    Simone avsim
    Simone avsim

    Panettone Motta è un allenatore senza attributi, la squadra non ha carattere come il nostro grand...

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