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Napoli, anche Hamsik protesta: 'Come si fa a non dare quel rigore'
Che effetto le ha fatto tornare al San Paolo, Marek?
«Belle sensazioni, enormi emozioni: la telefonata con il presidente il suo desiderio di organizzare qualcosa per il 10 dicembre, l’abbraccio del San Paolo rimesso a nuovo, lo striscione della curva B, il coro. Io sono fiero di questo rapporto che si è instaurato con la città, penso che sia probabilmente unico e sono convinto che resterà tale per sempre».
L’Italia del calcio non l’ha stravolta, ha rivisto cose...
«Ho ritrovato le stesse: ma come si fa a non dare un rigore come quello dell’altra sera?. E’ pazzesco. Si vedeva dalla tribuna che Kjaer, perso il contatto con la traiettoria del pallone, ha cercato quello con Llorente. E la mano dell’attaccante punta a difendersi. E a cosa serve il Var? Ce l’hai, vallo a vedere: otto minuti persi inutilmente, in polemiche. Sugli episodi ci sarebbe da parlare per un bel po’ ma ormai è andata e voi lo sapete come sono fatto io: sono di pochissime parole. Non sono cambiato in questi mesi».
De Laurentiis non l’ha toccata piano.
«E’ così e va condiviso: ci mette il cuore in quello che fa. E io ho visto le facce di Ancelotti, quelle dei mie compagni, dello staff medico, dei massaggiatori. Erano delusi, come se gli fosse stato sottratto qualcosa».
A Mertens ha spiegato la Cina?
(sorriso). «Gli ho raccontato della mia esperienza, tutto qua».
Callejon la raggiungerà...
(risorride). «Allora lei è un pezzo avanti a me».
Ma Zielinski è il suo erede?
«Uno dei più forti con il quali mi sia mai allenato, un talento incredibile e anche con l’Atalanta ha giocato una gran partita. Gli manca soltanto il gol. E ho visto benissimo pure Fabian. Ma a me sono piaciuti tutti, è piaciuta la squadra».