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    Napoli, ecco perché Milik non può essere solo la riserva di Mertens

    Napoli, ecco perché Milik non può essere solo la riserva di Mertens

    • Marco Giordano
    Quello del calcio è un mondo frettoloso e spietato e se delle volte basta una stagione per attribuire a un buon giocatore l'ingombrante etichetta del top player, allo stesso modo basta qualche mese, magari un brutto infortunio, per mettere in secondo piano chi del top player aveva le stigmate, prima che qualcosa andasse storto. Per Arkadiusz Milik, quel qualcosa ha delle coordinate ben precise: Varsavia, 8 ottobre 2016, 40esimo minuto di Polonia-Danimarca e quella maledetta rottura del crociato anteriore del ginocchio sinistro. Da lì in poi quattro mesi di stop, tanti spezzoni di partite disperate o già in archivio, due gare da titolare contro la Juventus in Coppa Italia senza lasciare il segno e un solo gol, seppur importante, al Mapei Stadium contro il Sassuolo. Val la pena però ricordare anche cosa era stato Arek per il Napoli, fino a quella notte di Varsavia e cosa potrà tornare ad essere passando per questo pre-campionato che lo sta incoronando a grande protagonista con 7 reti nelle prime tre uscite, decisive le ultime due per avere la meglio di un Carpi più ostico del previsto, nell'amichevole di ieri sera.

    NUMERI E 'PESO' - Nel primo mese e mezzo con la maglia del Napoli, Milik aveva realizzato 7 reti in 9 partite tra campionato e Champions, di cui solo 6 giocate da titolare, nella logica della staffetta con Gabbiadini che doveva inizialmente colmare il vuoto lasciato da Higuain. 7 reti in 593 minuti, con una media di un gol ogni 84 minuti, superiore, seppur tenendo conto di un campione di partire ridotto, allo score finale dei migliori attaccanti della Serie A. Ciò che i numeri non possono esprimere però è il peso specifico, la qualità delle giocate, l'importanza dei momenti e l'impressione visiva che lascia il gesto di un campione. Non dicono, ad esempio, di quanto il Napoli fosse in difficoltà al debutto in Champions League contro la Dinamo Kiev, prima di portare a casa i tre punti grazie a due zuccate di testa estratte dal cilindro dal centravanti polacco, o di quando quattro giorni più tardi, in quella che resta la sua miglior settimana azzurra, Milik subentrò ad uno spento Gabbiadini a meno di mezzora dalla fine vincendo da solo la partita contro il Bologna con una doppietta che per lo spessore e la modalità dei gol segnati ricordava tanto proprio il Pipita. Milik non aveva iniziato la sua avventura con il Napoli come un giocatore qualsiasi, ma come un giocatore determinante, di quelli da tre punti. Di quelli che quando poi si infortunano la tifoseria trema e le ambizioni vacillano. Poi, Sarri si inventò la carta Mertens, ed il finale del thriller lo conoscono tutti.

    L'INVESTIMENTO - Arrivato a Napoli per 31 milioni più 4 di bonus, Arek Milik è il secondo acquisto più oneroso della storia azzurra, secondo, il suo prezzo, solo ai 37 più bonus necessari nel 2013 per portare all'ombra del Vesuvio Gonzalo Higuain. Il Napoli ha investito per Milik un terzo di quanto incassato dalla clausola rescissoria monstre dell'argentino, una di quelle cessioni che permettono a club grandi ma non grandissimi come quello azzurro di costruire una discreta fetta del proprio futuro. L'investimento fatto per acquistare Milik, dunque, va necessariamente tutelato ed il Napoli non può permettersi di depauperarne il valore del cartellino con un'altra stagione da attore non protagonista. Per scongiurare questo rischio c'è un solo modo: Milik deve giocare con continuità. I sette anni di differenza tra il polacco ('94) e Mertens ('87) non sono uno scherzo e sebbene la stagione alle porte debba essere per il Napoli quella del raccolto e non quella della semina, la politica societaria tracciata nel dopo Higuain è stata volta a costruire una squadra forte oggi, fortissima domani, ma soprattutto ancor più forte dopo domani, vedi gli acquisti di due '94, un '95 ed un '97, con cui De Laurentiis ha reinvestito i 90 milioni arrivati dalla Juventus a discapito di calciatori di maggiore esperienza. Milik, classe '94, è destinato ad essere insieme ad Insigne il top player del Napoli che verrà, quello in cui il contributo dei trentenni Hamsik, Mertens e Callejon inizierà, fisiologicamente, ad essere meno determinante. È necessario che sul polacco ci sia un importante investimento tecnico, dopo quello economico. È importante che già da quest'anno si senta indiscutibilmente al centro del progetto e non serbi al contrario sentimenti di scontento.

    LA VARIANTE - Se è vero che l'esplosione del centravanti atipico ha permesso a Sarri di estremizzare i suoi concetti di gioco elevandoli a picchi di qualità ed efficacia mai toccati in precedenza, è altrettanto vero che questo non ha funzionato proprio in tutte le partite ed ecco che l'impiego di Milik cessa di essere esclusivamente un atto dovuto ed inizia sempre più a sembrare una risorsa imprescindibile. Non avrà l'imprevedibilità esplosiva di Mertens, ma Milik - non ci si faccia ingannare dalla stazza - non è il classico centroboa, bensì un giocatore dotato di grandi mezzi tecnici, ottima proprietà di palleggio, eccelsa visione di gioco, tiro dalla distanza e discreta rapidità. Per intenderci, Milik non è Pavoletti. Quella fisicità però può essere una risorsa in alcune partite: tre degli otto gol di Milik della passata stagione, sono stati messi a segno di testa, due da sviluppo di palla inattiva. Non esattamente cose che ci si potrebbe attendere dal folletto belga. Ecco allora come Milik può essere l'arma in più per lo scudetto, il vero rinforzo dell'estate, occasionalmente al posto di Mertens o con quest'ultimo spostato a sinistra nel suo ruolo naturale per dare fiato a Insigne. Inoltre, Milik potrebbe essere il centravanti di riferimento in un 4-2-3-1 esplosivo, con Mertens, Insigne e Callejòn alle sue spalle. Le risposte del pre-campionato sono sinora ottime e Milik, più che inconsciamente preoccupato dall'idea di potersi far male di nuovo, sembra scalpitante e desideroso di recuperare in fretta il tempo perduto per giocare e segnare con la continuità che da lui ci si attendeva, di questi tempi, poco meno di un anno fa. Prima che qualcosa andasse storto. Prima che si iniziasse a parlare di lui soltanto come di una riserva di lusso. Milik, con il dovuto rispetto per l'affidabile Mario Rui e il talentuoso Ounas, è il vero colpo dell'estate del Napoli.

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