'Mumo' Orsi, il fuoriclasse per il quale la Juventus fece arrabbiare l'Argentina
Tutti ne dicono un gran bene e ne raccontano le prodigiose giocate, il dribbling ubriacante e le splendide segnature. “Mumo” Orsi è un fenomeno in Argentina, dove con la maglia dell'Independiente incendia il pubblico bonaerense e i racconti delle sue gesta accendono la fantasia al di qua dell'oceano, tanto che Agnelli, da poco nuovo proprietario e presidente della Juventus, innamoratosi dai racconti degli juventini Rosetta e Combi che hanno incrociato i tacchetti con Orsi durante le Olimpiadi, si mette in testa di portarlo a Torino.
Trattativa complessa. È un trasferimento ostico, tribolato quello di Orsi alla Juventus, trasferimento che solleva furibonde polemiche in Argentina, dove da un lato la stampa accusa il Fascismo di voler allestire una nazionale saccheggiando i loro migliori talenti, mentre dall'altro l'Independiente è restia a lasciar partire il suo fuoriclasse. La Juventus alla fine riesce a spuntarla e finisce per pagarlo davvero tanto, uno sproposito, 100.000 lire di ingaggio, oltre ad 8.000 lire al mese e una Fiat 509, gentile omaggio di Casa Agnelli.
Ormai è fatta, la Juventus si assicura un fuoriclasse, ma ben in pochi possono dire di averlo visto giocare, anzi, quasi nessuno sa esattamente neppure come è fatto. Un po' tutti si aspettano un giocatore muscoloso, grintoso e quando arriva a Genova, dopo la lunga traversata in piroscafo, gli juventini rimangono di sale quando vedono scendere dalle scalette un mingherlino con i capelli impomatati di brillantina! Tant'è, questo è il giocatore voluto – e pagato profumatamente – da Agnelli.
QUARANTENA - L'attesa, come detto, è tanta, ma dall'Argentina stampa e Independiente non mollano la presa e neppure abbassano i toni della polemica. La scena si fa torbida. E terribilmente confusa. Con la riforma del calcio alla maniera fascista del 1926, tra le altre, le frontiere erano state chiuse e quindi dal 1927 non era più possibile tesserare giocatori stranieri. Orsi appena arrivato in Italia rilascia un'intervista dove si proclama italiano di Genova di rientro nella patria che aveva abbandonato da bambino al seguito della famiglia emigrante in Argentina. La dichiarazione non fa altro che incendiare gli animi già accesi degli argentini che accusano, come detto, il fascismo di pagare i giocatori argentini per farli giocare nel Bel Paese. È il caos e l'Independiente rifiuta le 100.000 lire bianconere e non concede il nullaosta al trasferimento. Il regolamento della F.I.F.A. per questi casi parla chiaro: il giocatore per trasferirsi senza il benestare della società di appartenenza deve svincolarsi e per fare ciò non deve giocare gare ufficiali per un anno. E così sarà. Orsi non giocherà per tutto il campionato 1928/29, pur percependo comunque lo stipendio dalla Juventus e in tal modo si svincolerà dall'Independiente.
"LA CUMPARSITA" - Così Orsi non gioca per un anno, durante il quale si limita ad incantare gli juventini che lo vanno ad ammirare nelle amichevoli e negli allenamenti, durante i quali mette in mostra tutto il suo sconfinato talento. Tra un dribbling e un goal, Orsi ama dilettarsi con il suo inseparabile violino e anche se alla stampa ha dichiarato di essere italiano è attratto inesorabilmente dalle languide melodie del tango e non manca occasione nelle notti torinesi di suonare quella musica che almeno un poco annega la nostalgia per l'Argentina. Appese le scarpette al chiodo e dopo aver tentato, peraltro senza moltissima fortuna, la carriera di allenatore in Centro America, l'amore per il violino porterà Orsi a formare un quartetto d'archi con il quale si esibirà per diversi anni in molti locali dell'America Latina.
CAMPIONISSIMO - Finalmente finito l'anno di “quarantena” Orsi può giocare con la Juventus a partire dalla stagione 1929/30 che, tra l'altro, segna l'anno zero del format del campionato che ancora oggi conosciamo. E da subito mette in mostra tutte le sue straordinarie qualità, non ultima quella di ottimo realizzatore – segnerà oltre 80 reti in bianconero. Orsi lega il suo nome al “quinquennio” bianconero, quando dal 1930 al 1935 la Juventus vince cinque scudetti consecutivi, mentre nel 1934 con l'Italia diventa Campione del mondo. Ala sinistra tra le più forti di tutti i tempi, sicuramente la più forte del suo tempo, è un destro naturale ma con il sinistro fa un po' ciò che vuole, oltre ad essere dotato di scatto, dribbling, velocità e finte di corpo magistrali da renderlo assolutamente immarcabile.
Se ne va definitivamente dalla Juventus e dall'Italia un giorno di primavera del 1935, quando l'Italia fascista si prepara a diventare impero con la guerra d'Etiopia e i venti di guerra si fanno sempre più minacciosi.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)