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    Mourinho sbaglia, Guardiola ringrazia: il City è più forte, ha già vinto il titolo

    Mourinho sbaglia, Guardiola ringrazia: il City è più forte, ha già vinto il titolo

    • Giancarlo Padovan
    Siamo al 10 di dicembre, in mezza Europa si è vista la prima neve e la Premier League è già finita. Il City batte fuoricasa lo United (2-1) nel derby di Manchester e va a più undici in classifica, grazie alla quattordicesima vittoria consecutiva. Guardiola supera Mourinho, ma non lo surclassa nel punteggio come avrebbe potuto, se nel finale i suoi attaccanti (in particolare il subentrato Bernardo Silva) non avessero sprecato tre ripartenze in superiorità numerica e in campo aperto. Nello United non c’era Pogba (squalificato per tre giornate a causa di un’espulsione gratuita e meschina: colpa del calciatore, sia chiaro), mentre si è rivisto Ibrahimovic (l’ultimo quarto d’ora). E proprio su un’azione nella quale lo svedese di rientro ha messo lo zampino (palla allargata per il cross di Martial), lo United è arrivato ad un passo dal pareggio. Decisivo Ederson che sulla girata a colpo sicuro di Lukaku, prima è stato colpito in faccia e poi, sul tap-in di Mata, ha respinto con un braccio.

    Mancavano sei minuti alla fine e, probabilmente, se pareggio fosse stato, nessuno lo avrebbe più schiodato. Ma per il prosieguo del campionato sarebbe cambiato poco. Il City avrebbe mantenuto otto punti di vantaggio garantendosi una gestione serena anche nei momenti più difficili. Non so se ci potranno essere e quando verranno. La rosa è ricchissima (tanto per chiarire Aguero era in panchina), la squadra ha un sistema di gioco (4-3-3) ricco di varianti, l’allenatore conosce il calcio e sa dirigere tutti i suoi giocatori senza nessuna alterazione. 

    Adesso, poi, che il titolo è già vinto (l’anno scorso il City andò in bianco e non incamerò alcun trofeo) ci si potrà dedicare con serenità alle coppe nazionali e, da febbraio, alla Champions League. Questo City può fare doppietta e, chissà, forse qualcosa di più. Probabilmente lo United avrebbe perso ugualmente, ma non si può non sottolineare come i due gol della squadra di Guardiola siano discesi da altrettanti calci da fermo (un angolo e una punizione). In entrambi i casi il protagonista negativo è stato Lukaku. 

    Purtroppo per Mourinho, e per i molti allenatori che la pensano come lui, chiedere agli attaccanti di fare i difensori su angoli e punizioni può essere giusto, ma è altamente rischioso. E’ capitato, infatti, che sul primo gol Lukaku sia intervenuto di testa scontrandosi con Otamendi (un difensore a saltare sulle palle inattive) e che dalla carambola ne sia uscito un pallone vagante, a mezza altezza. David Silva lo ha messo in rete con un tocco leggero.
    Nel secondo gol, invece, l’errore di Lukaku è stato molto più marchiano. Punizione di De Bruyne oltre il piazzamento di difensori e attaccanti, Lukaku da solo rinvia di destro in modo sciagurato colpendo Smalling sulle terga, la palla resta lì, esattamente come sul gol dell’1-0, e Otamendi la indirizza oltre De Gea.

    Tutto questo è accaduto nel finale del primo tempo (42’ rete di Silva) e all’inizio della ripresa (54’ gol di Otamendi). In mezzo, proprio nel recupero della prima frazione (quattro minuti per l’infortunio a Rojo, poi sostituito da Lindelof), si è collocato il pareggio di Rashford (47’) nell’unico gol su azione di una partita bella, spigolosa, leale e, seppur con netta prevalenza del City, sostanzialmente aperta. Rashford, forse il migliore dei suoi, ha approfittato di un errore di Otamendi (palla sporcata e allungata di testa) che ha finito per ingannare anche Delph. Il giovane dello United è arrivato sulla palla e l’ha incrociata alle spalle di Ederson. Al quale, se giudicassimo solo in base alle occasioni, va ascritto di aver negato il pareggio agli avversari con la doppia prodezza nel finale. In realtà ha vinto chi meritava. La Premier è finita, ma il calcio del City continuerà su altri palcoscenici.
           

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