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Mourinho perde colpi clamorosamente, Ancelotti fa il minimo: il suo Everton non vincerà la Premier League
Perciò Ancelotti ha battuto Mourinho nella prima giornata della Premier sia perché ha una squadra più forte (l’Everton ha speso e bene sul mercato), sia perché ha un centrocampo più fornito e più vario, sia perché, pur avendo da tempo imboccato il viale del tramonto, non pratica un calcio basato sui singoli.
Dall’altra parte, invece, proprio individualmente hanno deluso Kane, Son e i nuovi acquisti Doherty (clamoroso il suo errore davanti a Pickford nel finale di primo tempo) e Hoejbjerg (sarebbe dovuto essere espulso a cinque dalla fine per un fallo criminale su Richarlison), a dimostrazione che Mourinho ha definitivamente abbandonato l’idea di coltivare il collettivo.
L’Everton non ha certo dominato, ma ha colpito con una punizione chirurgica (colpo di testa di Calvert-Lewin su punizione dalla trequarti di Digne, contestata da Mourinho) e poi ha agito di ripartenza, mancando il raddoppio in almeno un paio di circostanze con Richarlidson.
Successo legittimo contro un avversario mediocre che faticherà a confermarsi in zona Europa League (miracolosamente conquistata la stagione passata quando Mourinho partì dal dodicesimo posto, ereditato da Pochettino, per arrivare sesto).
A questo proposito, la Lokomotiv Plovdiv, avversario bulgaro nel preliminare di questa settimana, è tutt’altro che facile e giocando così il Tottenham può anche andare fuori subito (si gioca in gara secca), dando alla stagione un indirizzo precario.
L’Everton ha cominciato meglio e, dopo nemmeno un quarto d’ora, sarebbe potuto essere in vantaggio per colpa di un errore di Davies che ha lanciato inopinatamente Richarlidson in campo aperto. Alderweireld ha evitato il fallo da ultimo uomo, Lloris è stato saltato in uscita ma poi, seppur defilandosi, l’attaccante della seconda squadra di Liverpool ha spropositato alto.
Poi, però, si è visto soltanto il Tottenham. Son (24’) ha messo un cross a rientrare sul quale Kane è arrivato con un attimo di ritardo. E subito dopo, su contropiede esemplare, Moura ha servito ancora Son che, in superiorità numerica sugli avversari, anziché appoggiare a Kane, solo davanti alla porta, ha preferito il tocco per Alli che, comunque, ha calciato a botta sicura. Il portiere dell’Everton si è superato con una deviazione prodigiosa.
Ancora Pickford salvifico poco prima dell’intervallo quando Kane ha chiuso uno scambio in area con Doherty. Impossibile sbagliare all’altezza dell’area del portiere, ma l’esterno ci è riuscito calciandogli addosso.
Come nel primo tempo, il Tottenham ha cominciato male anche la ripresa. Colpa, prima di tutto del cervellotico cambio di Mourinho (Alli sostituito da Sissoko schierato a destra), sia perché i londinesi hanno sbagliato tutto quel che c’era da sbagliare a livello tecnico. Calver-Lewin ha segnato con un poderoso colpo di testa in mezzo all’area, ma Dier gli ha concesso lo spazio per lo stacco e il tempo per colpire. Quelle palle devono sempre essere dei difensori se sono specialisti nel ruolo.
E’ stato da lì in avanti che Mourinho ha ingarbugliato la squadra. Prima ha tolto Winks per inserire Bergwijn e riportare Sissoko centrale (palese dimostrazione che era fuori ruolo), poi ha tolto Doherty, un esterno basso, per Ndombele con il quale l’allenatore ha rotto da tempo e, comunque, è un centrocampista.
Il peggiore Tottenham è stato quello dell’ultima mezz’ora davanti ad un avversario capace almeno di far girare la palla. Ancelotti non vincerà di certo la Premier, ma sa ancora mettere in campo la squadra secondo logica e utilità. Il suo 4-2-3-1 - speculare a quello del Tottenham - non ha prodotto spettacolo, James Rodriguez non ha fatto meraviglie, ma l’Everton è stato compatto, organizzato e letale. Quello che, in mancanza di stelle di prima grandezza, si pretende nel calcio. Antico o moderno che sia.