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Mourinho, messaggio all'Inter: 'Chi mi contatterà dovrà essere chiaro sugli obiettivi'. E che stilettata a Conte...
José Mourinho è tornato a parlare ai microfoni di BeInSports e ha fatto nuovamente il punto su cosa si aspetta dalla prossima squadra che deciderà di offrigli un incarico: "La mia filosofia di gioco? Dipende. Se bisogna calarsi nella storia di un club per allenarlo oppure imporre le proprie idee ignorando il contesto? Dipende. Allo United non conoscevano la mia filosofia. Per quanto mi riguarda, non inizierò a discutere con il mio nuovo club se prima di tutto la società non sarà chiara con me per quanto concerne gli obiettivi da raggiungere a proposito delle strutture e dei risultati sportivi. Voglio conoscere esattamente cosa il club vuole e cosa può mettere a disposizione per raggiungere tali obiettivi".
Negli ultimi giorni, il nome dello Special One è stato accostato in particolare al Paris Saint Germain, in caso di addio di Tuchel, e all'Inter, con l'ex presidente Massimo Moratti che ha suggerito il suo nome a Suning nel caso in cui si decidesse di concludere il rapporto con Spalletti. Inter alla quale Mourinho è rimasto evidentemente molto legato, come evidenzia il suo ricordo sulla partita più significativa della sua esperienza in nerazzurro: "Se la vittoria è l'aspetto più importante? Non solo. Potresti non ammettere che il mio primo Chelsea, quello del 2004-2006, non sia stata una squadra fenomenale sia a livello di divertimento, di produzione offensiva e fase difensiva? Non potresti farlo. Altro esempio: quando si parla di Barcellona-Inter 1-0, il ritorno della semifinale Champions del 2010, si racconta di una grande prestazione a livello difensivo. Ma nessuno dice che affrontare quella partita, in 10 uomini e contro un avversario enorme, pensando di poter difendere il risultato fu possibile perché nel match d'andata il risultato era stato di 3-1 per noi. E potevamo farne anche 4 o 5".
Infine Mourinho è tornato a parlare della sua filosofia di gioco finendo per rifilare una stilettata ad Antonio, che come lui ha allenato il Chelsea e che come lui è tra i candidati per assumere la guida dell'Inter: "Quando sono tornato al Chelsea, poi, abbiamo vinto il campionato pur non essendo affatto il miglior team d'Inghilterra. Ed è stato possibile perché la strategia prevalse sulla filosofia. In seguito, quando il Chelsea ha vinto di nuovo il titolo con Antonio Conte, era chiaramente una squadra basata sul contrattacco. Grandissima difesa e grandissimo contrattacco. Però trattandosi di Conte e non di me la storia cambia...".
Negli ultimi giorni, il nome dello Special One è stato accostato in particolare al Paris Saint Germain, in caso di addio di Tuchel, e all'Inter, con l'ex presidente Massimo Moratti che ha suggerito il suo nome a Suning nel caso in cui si decidesse di concludere il rapporto con Spalletti. Inter alla quale Mourinho è rimasto evidentemente molto legato, come evidenzia il suo ricordo sulla partita più significativa della sua esperienza in nerazzurro: "Se la vittoria è l'aspetto più importante? Non solo. Potresti non ammettere che il mio primo Chelsea, quello del 2004-2006, non sia stata una squadra fenomenale sia a livello di divertimento, di produzione offensiva e fase difensiva? Non potresti farlo. Altro esempio: quando si parla di Barcellona-Inter 1-0, il ritorno della semifinale Champions del 2010, si racconta di una grande prestazione a livello difensivo. Ma nessuno dice che affrontare quella partita, in 10 uomini e contro un avversario enorme, pensando di poter difendere il risultato fu possibile perché nel match d'andata il risultato era stato di 3-1 per noi. E potevamo farne anche 4 o 5".
Infine Mourinho è tornato a parlare della sua filosofia di gioco finendo per rifilare una stilettata ad Antonio, che come lui ha allenato il Chelsea e che come lui è tra i candidati per assumere la guida dell'Inter: "Quando sono tornato al Chelsea, poi, abbiamo vinto il campionato pur non essendo affatto il miglior team d'Inghilterra. Ed è stato possibile perché la strategia prevalse sulla filosofia. In seguito, quando il Chelsea ha vinto di nuovo il titolo con Antonio Conte, era chiaramente una squadra basata sul contrattacco. Grandissima difesa e grandissimo contrattacco. Però trattandosi di Conte e non di me la storia cambia...".