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Mourinho: "Abbiamo giocato contro il Var e il sistema. Chi guarda il campionato turco?". Tutti i VIDEO
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LA POLEMICA - Il gol vittoria, arrivato ben oltre il novantesimo, ha fatto scatenare lo Special One. L’allenatore è entrato in campo, esultando come ai vecchi tempi, buttandosi a terra, scivolando come fanno i giocatori per celebrare una loro marcatura. L'esultanza sfrenata è diventata subito virale sui social e ad essa si è unita anche un po’ di tensione quando lo stesso Mou è venuto quasi a contatto con un giocatore avversario che stava protestando con l’arbitro. Il portoghese ha cercato l’avversario per sbeffeggiarlo e solo l’intervento degli altri membri dello staff hanno evitato che i due venissero alle mani. Da lontano però Mou gli ha mimato il gesto del "piccolo uomo" e ha continuato a insultarlo.
IL POST - La tensione è proseguita anche quando l’allenatore del Fenerbahce ha parlato in conferenza stampa. Qui Mourinho si è scagliato contro l’arbitro reo di aver concesso due rigori generosi agli avversari e di non averne dato uno netto ai suoi. "Oggi abbiamo giocato contro il Var e anche contro il sistema", ha detto. Sui suoi social poi ha aggiunto che, siccome il campionato turco non è visto da tanti spettatori lontano dal Paese, ci penserà lui a fargli “pubblicità”. Su Instagram, ha pubblicato un video in cui i suoi chiedevano un calcio di rigore, non concesso dall’arbitro. E la didascalia recita: “Guardate tutti e ridete pure. E se vi piace quello che vedete, guardate anche le gare perché gli episodi divertenti come questi non finiscono con questa clip”.
L'ATTACCO - Davanti ai microfoni dei media turchi poi ha rincarato la dose in un lungo sfogo, durato ben otto minuti. "Oggi, l'uomo della partita è stato Atilla Karaoglan. Non l'abbiamo visto, ma era l'arbitro della partita. L'arbitro era solo un ragazzino che era lì in campo, ma il vero arbitro era Atilla Karaoglan che era al VAR. È passato dall'uomo invisibile all'uomo più importante della partita. Parlo a nome di tutti i tifosi del Fenerbahce: non lo vogliamo più, non lo vogliamo perché puzza. Non lo vogliamo. Non lo vogliamo in campo, ma ancora meno al VAR. Lui è stato attento a dare i due rigori che l'arbitro non aveva assegnato, e poi probabilmente stava bevendo un tè turco quando c'era un chiaro rigore per noi e non lo ha dato. Quindi o stava dormendo, o stava bevendo il suo tè e non l'ha visto. Ora facciamoci una risata, perché se lo prendiamo troppo sul serio…"
SISTEMA TURCO - "So cosa mi è stato detto, anche prima di arrivare… Non ci credevo e ora è anche peggio di quanto mi era stato detto. Do la colpa alla gente del Fenerbahce che mi ha portato qui. Mi hanno detto solo metà della verità. Non mi hanno detto tutta la verità, perché se mi avessero detto tutta la verità non sarei venuto. Ma anche con metà della verità, con i miei ragazzi combattiamo l'avversario, combattiamo il sistema. Alla fine sto lavorando in Turchia che non è il mio paese. Ma mi interessa perché è il mio lavoro e perché è il mio club e a parlare dovreste essere voi tutti tifosi turchi, su questo sistema che non va. Preferisco stare da questa parte perché è più difficile. Giochiamo contro buoni avversari come il Trabzonspor, ma soprattutto giochiamo contro un sistema. E giocare contro un sistema è la cosa più difficile. Stasera abbiamo giocato contro una buona squadra, contro un'atmosfera forte, contro il VAR e contro un sistema. Molto difficile: ecco perché abbiamo festeggiato così tanto questa vittoria. Il sistema cercherà di punirmi, il sistema cercherà di chiudermi la bocca. Non ci arrenderemo", ha aggiunto.
IL CAMPIONATO - "Non avevo mai visto le partite finché non sono venuto qui, perché nessuno all’estero vuole vedere il campionato turco. Chi vuole vedere la il campionato turco all’estero? Hanno la Premier League, la Ligue 1, la Bundesliga, la Liga portoghese, la Eredivisie. Perché dovrebbero vedere questo campionato? Credo che a Londra solo mio figlio segua la lega turca. Nessun altro. Pubblicherò il rigore sul mio Instagram, che credo abbia più di cinque milioni di follower. Così anche all’estero sapranno cos’è il campionato turco. Io stesso non la guardavo prima. Ho iniziato a farlo solo quando mi hanno invitato a venire in Turchia. Allora sì, ho cominciato a guardarlo, ma solo per conoscere i miei futuri giocatori e il mio team. La mia attenzione non era sul gioco, ma su capire i giocatori. Li ho conosciuti, e prima ancora, ho conosciuto anche altri club importanti in Turchia, ma non potevo credere che questa fosse la dimensione. È troppo grigia, troppo oscura, c’è qualcosa di sgradevole. Ma questo è il mio lavoro. Darò tutto per il mio lavoro, per il mio club”, ha concluso.
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20 anni che fa il piangina contro il sistema, ce l'hanno tutti con lui