Morte Niccolò Galli:| Tre assolti per prescrizione
Assoluzione per prescrizione in appello per un funzionario delle Coop Costruzioni e per due funzionari del Comune di Bologna che in primo grado erano stati condannati per la morte di Niccolò Galli, giovane e promettente calciatore del Bologna, figlio dell'ex portiere della nazionale Giovanni, deceduto a 17 anni il 9 febbraio 2001 in un incidente stradale a Casteldebole, appena fuori dal centro tecnico della squadra rossoblù. In primo grado, nel 2007, il giudice monocratico di Bologna aveva condannato per omicidio colposo a un anno e quattro mesi Rinaldo Capiluppi, funzionario della Coop Costruzioni, che faceva parte del consorzio di imprese che aveva in appalto i lavori di manutenzione delle strade; a 10 mesi e 29 giorni Fiorenzo Mazzetti, allora responsabile dell'ufficio manutenzione stradale del Comune; a sei mesi e 20 giorni Stefano Fortunati, tecnico dello stesso ufficio. Al processo davanti alla Corte di Appello di Bologna lo stesso Pg Attlio Dardani ha chiesto l'assoluzione per l'intervenuta prescrizione. «Nessuno può restituire la vita - ha commentato l'avv.Guido Magnisi, che ha difeso il funzionario della Coop Costruzioni - ad un grande futuro campione. Si tratta di una vicenda dolorosissima che si è chiusa negli aspetti giudiziari. Il danno era già stato risarcito ancora prima delle sentenza di primo grado». I due funzionari del comune sono stati difesi dagli avv.Maurizio Merlini e Mazzone. Al centro del processo di primo grado c'erano state le consulenze cinematiche di accusa e difesa che avevano ricostruito in modi diversi l'incidente. Per i consulenti dell'accusa Niccolò Galli morì dopo aver sbattuto contro il tubo di un guardrail pericolosamente privo di protezione (non era stato riparato dalla manutenzione) dopo essere caduto dal motorino; per i consulenti della difesa, invece, il trauma mortale al torace potrebbe essere stato determinato dalla manopola e dal freno del motorino. Niccolò Galli, che tornava a casa dopo l' allenamento, finì contro il guardrail di destra, all'inizio di un ponte vicino al centro tecnico rossoblù di Casteldebole, e proprio in quel punto la struttura appariva pesantemente deformata: un tubo d'acciaio era diritto in posizione palesemente pericolosa. Galli morì per un pesante trauma all' addome. Sul torace era rimasto un segno, una sorta di «c», che per i consulenti del Pm indicavano l'urto, devastante e mortale, contro il tubo. Il padre del giovane, Giovanni, che vide il luogo dell'incidente la mattina seguente, disse in lacrime: «È da disgraziati lasciare un palo così». La famiglia Galli si era ritirata dalla parte civile dopo il risarcimento.