Morosini, periti del Gip sicuri: 'Non fu usato il defibrillatore'. Tre indagati
I periti del gip che indagano sulla morte di Pier Mario Morosini non hanno dubbi: non fu usato il defibrillatore, che invece doveva essere utilizzato. Dopo tante chiacchiere, dunque, arriva anche la conferma da parte dei periti che stanno lavorando al fianco del giudice per le indagini preliminari: il defibrillatore doveva essere usato e forse si poteva salvare una vita.
Tutto questi si evince dalla perizia dei tre consulenti che sono stati nominati dal medesimo gip del tribunale di Pescara, Maria Michela Di Fine. E' passato quasi un anno da quel tragico 14 aprile, quando a seguito di un malore avuto durante Pescara-Livorno Morosini perse la vita. Per la vicenda sono indagati il medico sociale del Livorno, Manlio Porcellini, il suo collega del Pescara, Ernesto Sabatini, il medico del 118 in servizio allo stadio, Vito Molfese, e il cardiologo Leonardo Paloscia, direttore dell'Unità Coronarica e Cardiologia.
Morosini morì a causa di una cardiomiopatia aritmogena e il decesso "è inquadrabile come una morte improvvisa cardiaca aritmica, secondaria alla cardiomiopatia aritmogena da cui era affetto, precipitata dallo sforzo fisico intenso", si legge. Nella perizia si parla poi di "incongrua, caotica assistenza sanitaria. Tutti i membri della equipe medica hanno omesso di impiegare il defibrillatore semi - automatico esterno". L'attrezzo era in campo, a lato della vittima pochi secondi dopo il collasso. Eppure nessuno lo utilizzò, nonostante i medici siano chiamati "a detenere nel proprio patrimonio di conoscenza professionale, il valore insostituibile del defibrillatore semi-automatico nella diagnosi del ritmo sottostante e, in caso di fibrillazione ventricolare, il valore cruciale nell'influenzare le chance di sopravvivenza della vittima di collasso".