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    Moriero a CM: 'La mia esultanza era un gesto d'umiltà. West? Un pazzo. Ho allenato in Africa, sembravo Lino Banfi'

    Moriero a CM: 'La mia esultanza era un gesto d'umiltà. West? Un pazzo. Ho allenato in Africa, sembravo Lino Banfi'

    • Francesco Guerrieri
    Dalle spiagge pugliesi ai campi della Serie A, Francesco Moriero si è raccontato nella nostra diretta Instagram svelando aneddoti e curiosità di una carriera ad alti livelli tra Lecce, Cagliari, Roma, Inter e Napoli. Debutto in Serie A, prima tappa e primo aneddoto: "Ero un ragazzino della Primavera aggregato alla prima squadra come anche Antonio Conte e Gianluca Petrachi. Quel giorno, un giocatore del Lecce si fa male e così hanno chiamato a casa per dirmi che dovevo andare con la prima squadra. Io però non c'ero, ero in spiaggia a giocare a pallone con gli amici. Mio padre mi cercò da tutte le parti, finché non mi trovò e mi diede la bella notizia". Emozionato? No, risponde Moriero alla domanda di Mazzone. Forse gli era sfuggito un particolare: "Io pensavo di andare in panchina o in tribuna, invece sono partito subito titolare, contro la Juventus". Mica male come esordio.

    MAZZONE E TOTTI - Nel 1994 l'addio alla sua Puglia. Prima Cagliari poi Roma, dove in giallorosso stava nascendo uno degli italiani più forti degli anni 2000 (chi è il vostro? VOTA QUI): "Totti l'ho visto crescere, quando sono arrivato io era un ragazzino che stava già facendo vedere grandi cose. Francesco è rimasto un ragazzo semplice e umile. Era molto seguito dalla mamma, dopo gli allenamenti lo riportavamo a casa noi perché non aveva ancora la patente. Sul campo è sempre stato dieci anni avanti rispetto agli altri, e l'ha dimostrato fino a 40 anni". 

    L'INTER DA SCIUSCIA' - Nel 1997 la sliding door della carriera di Moriero. Era tutto fatto col Milan, che all'ultimo lo girò all'Inter in cambio di André Cruz, un difensore brasiliano di cui era innamorato Galliani. E scambio sia, Francesco va in nerazzurro e diventa il protagonista di un'esultanza rimasta nella storia: "Avevamo preso l'abitudine di far finta di lustrare lo scarpino a chi faceva gol. E' un festeggiamento nato in un Inter-Brescia, in cui Recoba da subentrato segnò due gol da subentrato capovolgendo la partita. Il secondo fu una punizione clamorosa sotto l'incrocio, e allora mi inventai quella cosa. Era un gesto di umiltà verso il compagno che aveva fatto un gol importante". E di capolavori in quell'Inter se ne vedevano eccome: "Le partite a calcio-tennis duravano le ore". Il problema però era quando in partitella si affrontava West: "Era un matto scatenato, entrava a forbice su tutti. Prima di ogni partita ci faceva posizionare in cerchio, poi metteva una mano sulla testa di Ronnie, diceva una preghiera e andavamo a giocare". Guai però a prenderlo in giro: "Si arrabbiava da morire, diventava cattivo".

    L'ALLENATORE - Dal campo alla panchina, dall'Italia all'Africa. La carriera da allenatore di Moriero inizia dalla Costa D'Avorio: "C'eravamo incontrati con il presidente della federazione, ma prima di darmi la nazionale voleva farmi fare un'esperienza con un club. Così accettai l'offerta dell'Africa Sport. Ogni giorno avevo tantissimi ragazzi da visionare, avrò fatto mille provini; il traduttore mi ha lasciato dopo 4 mesi e io non conoscevo il francese. E' stata una bella esperienza, ma mi sembravo Lino Banfi nell' "Allenatore nel pallone". Il coronavirus ha frenato una possibile nuova esperienza per il Moriero allenatore: "Stavo trattando con un club russo e si era aperta una strada per la Cina, poi questa situazione ha bloccato tutto". Stop. Rewind. Moriero ha avvolto il nastro tornando indietro nel tempo. Aneddoti e curiosità, aspettando la prossima sfida.

    @francGuerrieri

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