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Montpellier, l’anti Psg: per vincere non servono follie
Una rosa, quella degli arancioblù, basata su un giusto mix di gioventù ed esperienza, per una società attenta al settore giovanile e alle strutture. Il Centre d'Entraînement Bernard Gasset, dove si allena la squadra, è uno dei centri sportivi più all’avanguardia di Francia. La struttura, costata circa 20 milioni di euro nel 2015, è un centro di formazione polifunzionale a tutto tondo, con numerosi campi e strutture. Per questo è stata scelta dalla nazionale azzurra come quartier generale della spedizione ad Euro 2016. Tutto ciò in una città, situata nel sud della Francia, con più di 260mila abitanti, dove il calcio non è lo sport più seguito ed idolatrato. La squadra con più titoli infatti non gioca con i piedi, bensì con le mani. Il Montpellier Agglomération Handball, squadra di pallamano della città, vanta ben quattordici campionati francesi e due Champions League, ed è una delle realtà più forti del panorama europeo.
Nella regione dell’Occitania, quindi, il calcio parte decisamente indietro nelle preferenze della gente. Eppure il Montpellier Herault Sports Club disputa, negli anni ottanta e novanta, buone stagioni in Ligue 1, grazie anche a gente del calibro di Valderrama, Cantona e Blanc, poi la retrocessione nel 2002/03, il ritorno in massima serie nel 2008/09, il quinto posto l’anno dopo con annessa qualificazione in Coppa Uefa. Nel 2011/12, dopo appena tre stagioni dal ritorno in Ligue 1, arriva l’impresa. Il Montpellier vince, per la prima volta nella sua storia, il campionato con tre punti di vantaggio sul colosso PSG di Carlo Ancelotti. Una favola scritta dal tecnico René Girard, bravo l’anno prima a salvare la squadra dalla retrocessione, e dal bizzarro presidente Louis Nicollin, senza un budget millionario e un monte stipendi bassissimo. In campo ci sono Bédimo, la meteora palermitana El-Kaoutari, Yanga Mbiwa, passato per Roma, sponda giallorossa, nel 2014/15, Belhanda, allora giovane di belle speranze, Cabella, Stambouli, finito poi al Tottenham. Una vittoria firmata dai gol, ben 21, di Olivier Giroud, capocannoniere davanti a gente del calibro di Hazard ed Aubameyang, e volato in quell’estate verso la Premier League, destinazione Arsenal, per 12 milioni di sterline.
L’anno dopo per il Montpellier c’è una Champions da giocare e addirittura da vincere, come affermava il presidente Nicollin: “Mi vedo già a Wembley ad alzare la coppa dalle grandi orecchie”. Nel girone con Arsenal, Schalke 04 ed Olympiakos però i francesi chiudono ultimi a zero punti. In campionato la squadra di Girard finisce nona, senza qualificarsi a nessuna coppa europea. Da lì il ritorno nell’anonimato fino ad oggi. Pensare di fare di nuovo uno scherzetto al PSG è utopico, dati anche i ben sedici punti di ritardo, ma l’idea di tornare a riascoltare la musica della Champions è il sogno accarezzato dai tifosi, per inseguire la coppa dalle grandi orecchie come voleva il compianto Louis Nicollin, scomparso circa un anno fa. Dal campionato nel 2011/12 alla zona Europa oggi: sette stagioni dopo l’impresa dalle parti della Mosson si è tornato a respirare aria d’alta quota.