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Montella: 'Esonero deciso dai cinesi, troppe aspettative su questo Milan. E io ho vinto il 50% delle partite'
Sono trascorse circa 24 ore dalla decisione del Milan di comunicare a Vincenzo Montella l'esonero da allenatore della prima squadra per affidare la panchina all'ex tecnico della Primavera Gennaro Gattuso. Sono ore di riflessione e di amarezza per l'Aeroplanino, che tuttora ritiene di aver lasciato un gruppo in fase di crescita e che avrebbe voluto giocarsi le proprie chance fino alla fine. Ecco le sue dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport: "Ieri mattina ero tranquillo e non sospettavo niente, giuro. Ero pronto per l'allenamento, come sempre, un giorno regolare come tutti gli altri. Che cosa mi ha stupito di più? La tempistica, c'erano momenti in cui sarebbe stato più plausibile. Stavolta invece la squadra stava dando le sue risposte, sia a livello tecnico che di temperamento".
Sulla comunicazione dell'esonero: "A Milanello mi ha accolto Mangiarano, il nostro segretario generale, che mi ha accompagnato dal direttore. Lì Mirabelli mi ha detto che nella notte avevano maturato la decisione. Il fuso orario ha fatto il resto. Credo sia una scelta più della proprietà che dei dirigenti. I giocatori? Mi hanno salutato con affetto sincero. Non amo gli addii e non è certo stata una cosa struggente, ma tutti e dico tutti sono stati affettuosi. Anche Montolivo, che per un periodo era stato fuori, o Paletta, che come pochi altri non ha quasi mai giocato".
Qual è stato l'errore principale? "Aver alzato troppo l'asticella delle aspettative, sia da parte mia che della società". Sui meriti: "Da quando sono allenatore del Milan, ho vinto 33 partite su 66, cioè il 50% tra campionato e coppe. E poi certamente ricordo con piacere la vittoria in Supercoppa Italiana, il ritorno in Europa e il primato nel girone con un turno d'anticipo. Risultati che al Milan mancavano da tanti anni e che sono da condividere con tutte le parti".
Sui rimpianti per le occasioni sprecate col Torino: "Se Kalinic ne avesse infilata almeno una o se Calhanoglu avesse trovato l'angolo giusto al 92°, magari non ci saremmo trovati a questo punto. Non c'è un colpevole, anzi il gruppo va solo difeso, non ci sono lavativi e tutti hanno voglia di crescere e mi seguivano. Se mancano i risultati, il primo colpevole è sempre l'allenatore".
Sul supporto della società: "Mi sono sempre sentito sostenuto. E confermo, mai nessuno screzio con Mirabelli. E neppure con un giocatore. Ho lavorato benissimo e se proprio doveva finire volesso che finissse così. Dopo aver lavorato tanto e bene e soprattutto con la coscienza a posto".
Sul mercato estivo fatto dalla società: "Posso non rispondere a questa domanda?. Parliamo di un gruppo che sta trovando la sua fisionomia strada facendo. E' una squadra che poche volte ha toppato. Abbiamo giocato male contro la Sampdoria e a sprazzi contro la Lazio. Ma il progetto tecnico va avanti. Se abbiamo perso contro le grandi è per diversi motivi, non perchè le partite erano state mal gestite. Semmai è vero che per arrivare al loro livello serve tempo: la Juve un anno è arrivata 28 punti sopra di noi, la Ro,ma 24 e il Napoli 23. Ci manca quel tipo di percorso, il tempo per superare i vari passaggi".
Sulla scelta di Gattuso: "Ha fatto la storia del club, con lui ho un ottimo rapporto. e gli auguro di cuore di riportare il Milan in alto. Anche in questo caso: meglio lui, che è un amico, che un altro". Sull'inizio in discesa per il nuovo allenatore: "Con un pizzico di presunzione, penso di poter dire che ce l'avrei fatta anch'io. C'era un filotto di partite sulla carta più semplici in cui potevamo infilare una serie di buoni risultati e che sinceramente pensavo di meritare per come stavamo giocando".
E un Milan da primi posti? "Potenzialmente lo è. Se i giovani specialmente sapranno mettere in pratica il loro talento, il gruppo è di grande livello. Però devono rispettare la loro crescita potenziale".
Su un futuro in Nazionale: "Ora non ho la testa per pensarci e sinceramente non ho ricevuto chiamate. Mi piacerebbe, ma non è il tempo di dare risposte a queste domande".
Sulla comunicazione dell'esonero: "A Milanello mi ha accolto Mangiarano, il nostro segretario generale, che mi ha accompagnato dal direttore. Lì Mirabelli mi ha detto che nella notte avevano maturato la decisione. Il fuso orario ha fatto il resto. Credo sia una scelta più della proprietà che dei dirigenti. I giocatori? Mi hanno salutato con affetto sincero. Non amo gli addii e non è certo stata una cosa struggente, ma tutti e dico tutti sono stati affettuosi. Anche Montolivo, che per un periodo era stato fuori, o Paletta, che come pochi altri non ha quasi mai giocato".
Qual è stato l'errore principale? "Aver alzato troppo l'asticella delle aspettative, sia da parte mia che della società". Sui meriti: "Da quando sono allenatore del Milan, ho vinto 33 partite su 66, cioè il 50% tra campionato e coppe. E poi certamente ricordo con piacere la vittoria in Supercoppa Italiana, il ritorno in Europa e il primato nel girone con un turno d'anticipo. Risultati che al Milan mancavano da tanti anni e che sono da condividere con tutte le parti".
Sui rimpianti per le occasioni sprecate col Torino: "Se Kalinic ne avesse infilata almeno una o se Calhanoglu avesse trovato l'angolo giusto al 92°, magari non ci saremmo trovati a questo punto. Non c'è un colpevole, anzi il gruppo va solo difeso, non ci sono lavativi e tutti hanno voglia di crescere e mi seguivano. Se mancano i risultati, il primo colpevole è sempre l'allenatore".
Sul supporto della società: "Mi sono sempre sentito sostenuto. E confermo, mai nessuno screzio con Mirabelli. E neppure con un giocatore. Ho lavorato benissimo e se proprio doveva finire volesso che finissse così. Dopo aver lavorato tanto e bene e soprattutto con la coscienza a posto".
Sul mercato estivo fatto dalla società: "Posso non rispondere a questa domanda?. Parliamo di un gruppo che sta trovando la sua fisionomia strada facendo. E' una squadra che poche volte ha toppato. Abbiamo giocato male contro la Sampdoria e a sprazzi contro la Lazio. Ma il progetto tecnico va avanti. Se abbiamo perso contro le grandi è per diversi motivi, non perchè le partite erano state mal gestite. Semmai è vero che per arrivare al loro livello serve tempo: la Juve un anno è arrivata 28 punti sopra di noi, la Ro,ma 24 e il Napoli 23. Ci manca quel tipo di percorso, il tempo per superare i vari passaggi".
Sulla scelta di Gattuso: "Ha fatto la storia del club, con lui ho un ottimo rapporto. e gli auguro di cuore di riportare il Milan in alto. Anche in questo caso: meglio lui, che è un amico, che un altro". Sull'inizio in discesa per il nuovo allenatore: "Con un pizzico di presunzione, penso di poter dire che ce l'avrei fatta anch'io. C'era un filotto di partite sulla carta più semplici in cui potevamo infilare una serie di buoni risultati e che sinceramente pensavo di meritare per come stavamo giocando".
E un Milan da primi posti? "Potenzialmente lo è. Se i giovani specialmente sapranno mettere in pratica il loro talento, il gruppo è di grande livello. Però devono rispettare la loro crescita potenziale".
Su un futuro in Nazionale: "Ora non ho la testa per pensarci e sinceramente non ho ricevuto chiamate. Mi piacerebbe, ma non è il tempo di dare risposte a queste domande".