Montella e de Boer a scuola da Juric e Gasperini. E che bravo Giampaolo
Professione allenatore, nulla è più sensibile alle mode. Cosa determini il successo di un uomo seduto in panchina è facile dirlo, dipende principalmente dai risultati ottenuti in funzione delle potenzialità disponibili. Ma questa fetta di campionato, iniziata con il derby vinto dalla Sampdoria, proseguita nella sconfitta dell’Inter a Bergamo e ripartita con la vittoria in anticipo del Genoa sul Milan ha ribadito tre convinzioni che ho da qualche tempo: il sampdoriano Giampaolo è un grande allenatore, così come lo sono l’atalantino Gasperini e il genoano Juric.
Conosco i primi due da anni, li stimo e mi sono spesso divertito guardando giocare le loro squadre. Non conosco personalmente Juric, ricordo una battuta del mio indimenticabile amico Pippo Spagnolo (“Te ne portu in camion de Juric, te ne porto un camion di Juric”, perché, del centrocampista, lo storico tifoso genoano apprezzava il cuore, ma non i limiti tecnici) e voglio partire da lui. Ho visto e rivisto Genoa-Milan 3-0 e credo non ci sia stata partita. Il Genoa ha vinto perché è entrato in campo con un’idea di gioco e ha applicato l’idea alla perfezione: ha attaccato unendo al possesso palla improvviso cambi di gioco, con inserimenti che riescono solo se disegnati e provati, riprovati e riprovati in allenamento.
Ha attaccato portando anche sei uomini in area avversaria, ricordando, è vero, (come già citato da più autorevoli commentatori) il gioco di Marcelo Bielsa. Ha sofferto, ma ha confermato contro la seconda in classifica di avere la seconda difesa del campionato, concedendo di fatto due solo occasioni ai rossoneri. Più facile giocare in superiorità numerica dal 12’ della ripresa? Forse, ma il Genoa era passato in vantaggio all’11’ del primo tempo e senza l’uomo in più aveva giocato il suo calcio migliore. Il Genoa non ha solo vinto, ha vinto giocando e divertendo. Azzardo, perché è giusto rischiare: il Milan fin qui ha una classifica superiore al gioco espresso. Napoli e Roma sono ancora più forti, Montella sta facendo bene e meglio del passato. Però, alla fine Spalletti e Sarri, arriveranno davanti.
Ho visto e ho rivisto anche il derby di Genova e ho ritrovato nelle giocate della squadra blucerchiata quelle architetture calcistiche che solo Marco Giampaolo si prende la briga di disegnare. “Belin, ma cosa dici? Ha avuto più esoneri che panchine”, brontolava un amico sampdoriano prima del derby. Già, strana storia questa del successo, brutte bestie certe statistiche. Con Giampaolo ho parlato di sistemi di gioco decine di volte. Di solito l’argomento mi annoia, moltissimo. Beh, con lui no: triangoli, spazi, linee difensive mi appaiono con la chiarezza, con uno strano effetto Blade Runner. Giampaolo sa di cosa parla, saprà anche trasmettere le idee che ha alla squadre. Come ha fatto un anno fa a Empoli, come fece a Siena o a Cagliari. Dove si salvò, accettò di restare con squadre indebolite e pagò con l’esonero. A fine derby, dopo la vittoria della Samp, finalmente anche il mio amico sampdoriano ha mostrato minore scetticismo.
Ho visto e rivisto anche la vittoria dell’Atalanta contro l’Inter. Ho visto Gasperini esultare come un bambino: lui la “vigliaccata” dell’esonero interista non l’ha ancora dimenticato. Bene, ne ha facoltà. Gasperini ha un’altra dote spiccata che lo eleva: credo sia l’inventore del calciatore “polivalente”. O forse, più semplicemente, del calciatore italiano. Insegna come ci si comporta in campo, non è fantascienza. Ma è una cosa che alcuni suoi illustri colleghi non fanno più. De Boer, povero, non ha terzini all’altezza della situazione? Beh, potrebbe per esempio migliorare i fondamentali di quelli che ha. Dovrebbe ricostruire due difensori di fascia, non estrarre dal cilindro un nuovo regista da venti gol a stagione. Alla peggio bastano dieci filmati dell’intramontabile Claudio Gentile. Forza De Boer, ci provi. Probabilmente non ne avrà il tempo, pare sia a un millimetro dall’esonero. L’Inter gli ha comunque concesso più tempo di quanto non fece con l’artigiano Gasperini. Ma questa non è colpa dell’olandese titubante. In fondo Gasperini e Giampaolo e Juric quest’anno hanno un’arma in più. Hanno tre presidenti, magari pieni di difetti, ma capaci di scegliere l’allenatore giusto.
Conosco i primi due da anni, li stimo e mi sono spesso divertito guardando giocare le loro squadre. Non conosco personalmente Juric, ricordo una battuta del mio indimenticabile amico Pippo Spagnolo (“Te ne portu in camion de Juric, te ne porto un camion di Juric”, perché, del centrocampista, lo storico tifoso genoano apprezzava il cuore, ma non i limiti tecnici) e voglio partire da lui. Ho visto e rivisto Genoa-Milan 3-0 e credo non ci sia stata partita. Il Genoa ha vinto perché è entrato in campo con un’idea di gioco e ha applicato l’idea alla perfezione: ha attaccato unendo al possesso palla improvviso cambi di gioco, con inserimenti che riescono solo se disegnati e provati, riprovati e riprovati in allenamento.
Ha attaccato portando anche sei uomini in area avversaria, ricordando, è vero, (come già citato da più autorevoli commentatori) il gioco di Marcelo Bielsa. Ha sofferto, ma ha confermato contro la seconda in classifica di avere la seconda difesa del campionato, concedendo di fatto due solo occasioni ai rossoneri. Più facile giocare in superiorità numerica dal 12’ della ripresa? Forse, ma il Genoa era passato in vantaggio all’11’ del primo tempo e senza l’uomo in più aveva giocato il suo calcio migliore. Il Genoa non ha solo vinto, ha vinto giocando e divertendo. Azzardo, perché è giusto rischiare: il Milan fin qui ha una classifica superiore al gioco espresso. Napoli e Roma sono ancora più forti, Montella sta facendo bene e meglio del passato. Però, alla fine Spalletti e Sarri, arriveranno davanti.
Ho visto e ho rivisto anche il derby di Genova e ho ritrovato nelle giocate della squadra blucerchiata quelle architetture calcistiche che solo Marco Giampaolo si prende la briga di disegnare. “Belin, ma cosa dici? Ha avuto più esoneri che panchine”, brontolava un amico sampdoriano prima del derby. Già, strana storia questa del successo, brutte bestie certe statistiche. Con Giampaolo ho parlato di sistemi di gioco decine di volte. Di solito l’argomento mi annoia, moltissimo. Beh, con lui no: triangoli, spazi, linee difensive mi appaiono con la chiarezza, con uno strano effetto Blade Runner. Giampaolo sa di cosa parla, saprà anche trasmettere le idee che ha alla squadre. Come ha fatto un anno fa a Empoli, come fece a Siena o a Cagliari. Dove si salvò, accettò di restare con squadre indebolite e pagò con l’esonero. A fine derby, dopo la vittoria della Samp, finalmente anche il mio amico sampdoriano ha mostrato minore scetticismo.
Ho visto e rivisto anche la vittoria dell’Atalanta contro l’Inter. Ho visto Gasperini esultare come un bambino: lui la “vigliaccata” dell’esonero interista non l’ha ancora dimenticato. Bene, ne ha facoltà. Gasperini ha un’altra dote spiccata che lo eleva: credo sia l’inventore del calciatore “polivalente”. O forse, più semplicemente, del calciatore italiano. Insegna come ci si comporta in campo, non è fantascienza. Ma è una cosa che alcuni suoi illustri colleghi non fanno più. De Boer, povero, non ha terzini all’altezza della situazione? Beh, potrebbe per esempio migliorare i fondamentali di quelli che ha. Dovrebbe ricostruire due difensori di fascia, non estrarre dal cilindro un nuovo regista da venti gol a stagione. Alla peggio bastano dieci filmati dell’intramontabile Claudio Gentile. Forza De Boer, ci provi. Probabilmente non ne avrà il tempo, pare sia a un millimetro dall’esonero. L’Inter gli ha comunque concesso più tempo di quanto non fece con l’artigiano Gasperini. Ma questa non è colpa dell’olandese titubante. In fondo Gasperini e Giampaolo e Juric quest’anno hanno un’arma in più. Hanno tre presidenti, magari pieni di difetti, ma capaci di scegliere l’allenatore giusto.