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    Montella a Sanremo:| 'Juve ko con Renzi e Bersani'

    Montella a Sanremo:| 'Juve ko con Renzi e Bersani'

    Intervista all'allenatore viola.
    Montella: "La mia Fiorentina a Torino per vincere".
    Piani per il futuro: "Vorrei restare e regalare il terzo scudetto a Firenze".
     

    L’ha saputo, Montella? Domani in tribuna a Torino ci saranno anche Bersani e Renzi.
    «Sì, ho letto. Bello vederli insieme. Basta che non patteggino in tribuna».

    In che senso?
    «Beh, si sa, i politici in genere scendono a patti, ma è una battuta».

    Nel senso, caliamoci nella partita, che se il patteggiamento va inteso come un pareggio, lei non va a Torino con questa intenzione.

    «Proveremo a vincere, l’idea di partenza è sempre questa, contro ogni avversario».

    La Fiorentina non ci riesce dal 2008.
    «Lo so, ma non credo che anche le altre volte non ci abbia provato».

    Le piacerebbe, in questo senso, dare un dispiacere allo juventino Bersani?
    "Ci impegneremo. Avendo ben presente il valore della Juventus, squadra abituata a giocare sempre a grandi livelli, molto esperta. Sarà una sfida difficilissima e stimolante".

    Bersani a parte, è una partita importante per il campionato. Con il Napoli alla finestra. Lei ha ricevuto molti attestati di stima, anche da Sacchi e da Lippi, per come ha costruito la sua squadra. Questa Fiorentina, come struttura di gioco, piace. La stanno studiando anche dall’esterno.

    «Siamo riusciti a darci un’identità, sì, ed è un motivo di orgoglio, organizzandoci bene con i giocatori che abbiamo scelto. Ma non abbiamo ancora dato il massimo, questa Fiorentina è facilmente migliorabile, possiamo crescere ancora, non solo ora con i nuovi arrivi, come Sissoko che ci darà più forza a centrocampo, mentre Compper è il più pronto e Wolski un ragazzo di talento, con grande visione di gioco, ma indietro come preparazione, aspettando Giuseppe Rossi. Penso anche al prossimo anno».

    Ora ne riparliamo. Intanto, allarghiamo il discorso. Il modello Barcellona, ad esempio. E’ una suggestione eccessiva? Lei, come idea di calcio, è più vicino al Barcellona o, come altro riferimento, al Milan di Sacchi?

    «Nessuna grande squadra è ripetibile, dipende sempre dai giocatori, come idea faccio riferimento più al Barcellona, l’ispirazione ci può essere, poi dipende dal metodo di lavoro».

    Montella lo psicologo.
    «Ho studiato psicologia a Coverciano, fa parte del mio bagaglio professionale, ed è importante».

    E’ diventato un vip della panchina, visto che l’hanno invitata anche al festival di Sanremo.
    «Ci andrò, a fare una presenza di qualche minuto sul palco, penso, ma senza cantare, sono stonatissimo».

    Suo padre è mai venuto a vedere una partita a Firenze?

    «No, è riservatissimo».

    La Juventus, dicevamo. All'andata ci siete andati molto vicini, a metterla sotto.
    «Quella partita resta un vanto, ma ora va cancellata. Ci siamo preparati bene a questo, di confronto. E senza presunzione. Sapendo anche un’altra cosa».

    Quale?
    «Che la Juventus vorrà dimostrarsi migliore, contro di noi, rispetto proprio alla partita di Firenze».

    Lei senza Aquilani e Migliaccio, la Juventus incompleta soprattutto in difesa. La incoraggiano le loro assenze?
    «Prima di tutto loro hanno Barzagli che vale per tre, e sono abituato a non dare mai troppo peso ad assenze e infortuni. Poi succede che entra una riserva e fa anche meglio del titolare».

    "Andiamo a Torino per vincere”, ha detto Jovetic.

    «L’importante è giocarsela con serenità e convinzione. In quanto a Jo-Jo mi auguro che la rete al Parma lo abbia sbloccato, è sempre stato bene, solo che soffriva per qualche giudizio, per il gol che non arrivata, il mestiere dell’attaccante è fatto di queste cose. Sta bene anche Viviano, è recuperato».

    Domenica, dopo la vittoria sul Parma, Della Valle ha detto di aver rivisto la gioia negli occhi dei suoi giocatori.
    «Eravamo tutti più felici, sì, come era normale che fosse, dopo un gennaio surreale per come sono andati i risultati, visto il gioco che comunque eravamo riusciti ad esprimere, c’era rammarico ma nessun rimprovero alla squadra, e per questo non sono mai stato preoccupato. Meglio con il due al Parma, naturalmente, anche per la classifica».

    Senta Montella, la proprietà con lei ha rilanciato, Andrea Della Valle ha già parlato di altri due acquisti importanti nel prossimo mercato, il pubblico di Firenze è contento. A proposito del prossimo anno, quale può essere lo sviluppo di questo progetto?

    «Tocco con mano un entusiasmo che mi fa molto piacere. Mi piace parlare più di programmazione che di progetto. Il senso è che vogliamo migliorare la squadra. Mi auguro che sia possibile, ci vogliono idee e metodo, perché la differenza economica è sempre forte, fra quattro-cinque società e noi».

    Ogni tanto spuntano ipotesi, anche in tv, su possibili interessamenti nei suoi confronti. Lei è diventato un protagonista involontario di un molto teorico mercato allenatori.
    «Nel calcio, quello che oggi non può essere domani, in generale. Detto questo, non mi sembra proprio che qui le cose possano cambiare».

    Se la società le proponesse un prolungamento del contratto?

    «Se si presentasse l’occasione, la valuteremmo. Mi piacerebbe restare a Firenze, sì».

    L’eventuale richiamo di grandi club?
    «Intendiamoci bene su questa definizione. Per me i grandi club sono il Real Madrid, il Manchester United, il Barcellona, il Bayern Monaco, e allora dico che non c’è nessun rischio in questo senso, anche perché non mi sento pronto per un eventuale salto di questo tipo. E la Fiorentina, in Italia, è un grande club».

    Pradè sogna, come ha detto a settembre, di diventare il direttore sportivo del terzo scudetto viola. Una grande sfida. Vale anche per lei?

    «Sognare è giusto, poi c’è la realtà delle cose. Diciamo che si lavora sul campo e si sogna a casa».

    Ma lei, a casa, lo ha fatto un sogno del genere?
    «A casa sogno, sì, mi sembra normale. Certo che mi piacerebbe poter diventare, un giorno, l’allenatore del terzo scudetto di Firenze. Intanto, per tornare alla realtà, del lavoro, c’è da pensare alla Juventus».


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